“The substance”: gore e riflessione sociologica agli Oscar 2025
di Benedetta Ricaboni

Per i cinefili di tutto il mondo, l’inizio del mese di marzo non porta con sé solo giornate più lunghe e temperature meno rigide, ma anche la tanto attesa serata degli Oscar, che ogni anno, in diretta dal Dolby theatre di Los Angeles, premia le migliori pellicole distribuite nell’anno solare precedente. Tra i favoriti di quest’anno c’è “The substance”, della regista francese Coraline Fargeat, che ha fatto tanto parlare di sé non solo per la reazione con cui parte del pubblico ha accolto la pellicola (pare che in molti siano usciti dalla sala cinematografica con conati di vomito o attacchi di panico in corso), ma anche per la tematica trattata, accendendo un forte dibattito ancora prima che il film uscisse in Italia.
The substance e la versione migliore di se stessi
La protagonista di The substance è Elizabeth Sparkle (Demi Moore), un’attrice premio oscar che ha si è ormai lasciata alle spalle gli anni dei successi cinematografici e conduce da tempo un programma di ginnastica aerobica in tv. Elizabeth è bellissima e molto brava nel suo lavoro, ma questo non basta a convincere Harvey, l’avido e viscido produttore del programma, a tenerla: ascoltando per sbaglio una telefonata di quest’ultimo, la protagonista scopre che la produzione è intenzionata a sostituirla con qualcuno di più giovane. Profondamente amareggiata e ferita, Elizabeth rivolge l’attenzione verso uno strano siero, commerciato nel mercato nero e in grado di creare una versione ringiovanita e migliore di chi lo assume. La procedura presenta delle regole ferree: Elizabeth (la “matrice”) e il clone dovranno darsi il cambio ogni sette giorni esatti, durante i quali una delle due vivrà come in una specie di stato vegetativo. A rendere possibile il tutto è il liquido cefalorachidiano della matrice, che, prelevato quotidianamente dal corpo di Elizabeth e iniettato nel corpo del clone, consentirà ala quest’ultimo di rimanere in vita. La procedura ha inizio e, dopo una serie interminabile di convulsioni e dolorosissimi contorcimenti, la schiena di Elizabeth si squarcia, facendo uscire Sue (Margaret Qualley), la versione migliore e migliorata dell’attrice. Senza andare incontro a fastidiosissimi spoiler, non tutto andrà come Elizabeth si aspetta: le regole verranno infrante, la convivenza con Sue si farà sempre più problematica e la protagonista andrà incontro ad un deterioramento psico-fisico che, scena dopo scena, sembra non avere una fine.
Storia di una moderna civiltà di vergogna
The substance rievoca i meccanismi che governano quella che il filologo irlandese E. D. Dodds, sulla scia degli studi dell’antropologa Ruth Benedict, definisce “civiltà di vergogna”: nella civiltà omerica studiata da Dodds, l’individuo non esiste se non nello sguardo dell’altro, nel senso che i grandi eroi come Achille e Agamennone sentono di essere tali solo e soltanto se la comunità di cui fanno parte ne riconosce il valore e il merito. In sostanza, non importa quali incredibili imprese abbiano portato a termine o quanto coraggio abbiano dimostrato i due guerrieri: se la comunità in cui vivono non riconosce il loro statuto eroico, Achille e Agamennone non sono nessuno. Millenni dopo, la civiltà di vergogna rivive nella pellicola della Fargeat, dove la protagonista entra in crisi proprio quando perde il sostegno della comunità, quella della ribalta, in cui ha vissuto fino a quel momento: Elizabeth si è sentita attrice e donna di successo fintanto che pubblico e produttori ne hanno riconosciuto il talento e la bellezza, ma, ora che l’hanno scartata per qualuno di più giovane, chi è Elizabeth? In questo senso, Sue rappresenta la speranza di recuperare l’identità perduta: bella, sexy, sorridente, e (in apparenza) pura e innocente, il clone incarna il valore della kalokagathìa tanto caro alla società omerica descritta da Dodds, dove la bellezza fisica degli eroi (“kàllos” in greco) si accompagna a quella morale (“agathòs”). La critica portata avanti dalla Fargeat è sottile, ma nemmeno troppo: in una società in cui sentiamo di avere un valore solo se sono gli altri a confermarcelo, si rischia di diventare iper-dipendenti dal giudizio altrui e, come nel caso di Elizabeth, perdersi nella ricerca di una perfezione che non fa altro che logorarci dentro.
The substance: l’insostenibile leggerezza del gore
The substance avrebbe tutte le carte in regola per portarsi a casa una statuetta: cast eccezionale, tematiche molto attuali e dalle quali il pubblico potrebbe facilmente essere toccato, sceneggiatura dettagliata e coerente, che non lascia nulla al caso. Come il film stesso ci insegna, però, non è tutto oro ciò che luccica, e, più che un film da Oscar, la pellicola della Fargeat è il classico film che si potrebbe guardare con gli amici in un pigro venerdì sera d’inverno. Il primo problema della pellicola sono i personaggi: Demi Moore e Margaret Qualley sono attrici eccezionali, ma le doti interpretative delle due si perdono dietro ad una sceneggiatura che risulta rigida e ingessata, dove a prevalere è il rapido evolversi della trama, più che la psicologia dei personaggi. In questo modo, anche quando Elizabeth e Sue si mostrano in tutta la loro fragilità, lasciandosi andare a pianti, esplosioni di rabbia e manifestazioni di gioia quasi viscerali, lo spettatore fatica ad entrare in empatia con loro, avendo la sensazione di guardare un bel film, sì, ma non uno di quelli che riesce a toccare davvero le corde più recondite del cuore. L’altro aspetto problematico è costituito, paradossalmente, da quello che poteva essere il punto forte della pellicola, cioè la tematica affrontata. Il rapporto tra l’individuo e la società, l’ossessione per la perfezione estetica e il peso del giudizio altrui, per quanto presenti, vengono inevitabilmente oscurati dal gore che caratterizza il film: corpi squarciati, deformazioni fisiche estreme, intestini al vento e arti mutilati da cui sgorgano fontane di sangue occupano intere sequenze del film, penalizzando enormemente il potere comunicativo della pellicola, che si presenta come un body horror non diverso da molti altri.
THE SUBSTANCE | Trailer italiano ufficiale HD – DAL 30 OTTOBRE AL CINEMA
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