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Melissa Panarello, “Storia dei miei soldi” – Premio Strega 2024

di Mattia Mancini

Con Storia dei miei soldi Melissa Panarello ci porta all’interno delle dinamiche della fama, del successo e del denaro. Il romanzo ci racconta la storia delle vite di due donne che si intrecciano, si toccano per momenti brevissimi ma sufficienti a sconvolgere l’esistenza di entrambe. Prima protagonista, nonché narratrice della vicenda, è “la scrittrice”, un’affermata autrice la quale, sebbene resti senza nome nel corso della storia, può essere facilmente identificata come un alter ego letterario della stessa Melissa Panarello. Accanto a lei abbiamo invece Clara T., attrice di una certa fama ma ormai priva di ingaggi e in gravi difficoltà economiche, la cui travagliata storia rappresenta il cuore pulsante dell’intero romanzo.

Storia dei miei soldi

Ad aprire la vicenda è il fortuito incontro delle due donne all’ingresso di un locale dal quale Clara sta venendo cacciata a causa di un brusco litigio con il proprietario del posto. Le due non hanno mai avuto modo di interagire prima di allora, eppure si riconoscono, poiché nel loro passato vi è un’esperienza comune che ha creato un legame significativo tra loro: Clara ha infatti interpretato il ruolo di Melissa nel riadattamento cinematografico di uno dei suoi primissimi libri, di tema autobiografico. Questo episodio è fondamentale nella vita di entrambe, poiché da qui si aprirà per le due la strada verso la fama e il denaro. I meccanismi del mondo dello spettacolo portano le donne ad essere messe costantemente a confronto, ad affrontare un pubblico di fan adoranti che non desidera altro che squarciare il velo che separa la scrittrice dall’attrice, il personaggio dall’interprete, l’idea della sua realizzazione. Costrette quindi a ritrovarsi l’una accanto all’altra nel loro primo, vero ingresso sulla scena pubblica, pur non avendo mai avuto modo di incontrarsi in prima persona, il loro è un rapporto che inizia ben prima che le due si siano mai effettivamente conosciute.

 Il ritorno di Clara nella vita di Melissa è come un turbine improvviso e violento. Queste due esistenze parallele, per quanto mai troppo distanti tra loro, finiscono per trovarsi quasi per caso. Clara non è la persona che Melissa si aspettava di incontrare: l’immagine della bellissima attrice che ha incantato migliaia di ammiratori scompare per lasciare il posto ad una donna cinica, appassita, inasprita da anni passati a combattere unicamente per sopravvivere. E in questa presa di coscienza, nel momento in cui l’idea crolla su sé stessa, sostituita da una tremenda realtà, Melissa capisce di avere il disperato bisogno di comprendere la storia dell’attrice. Come anni prima Clara si è dovuta immergere in Melissa per interpretare il suo personaggio, ora è quest’ultima a doversi immergere nella vita di Clara per trovare un modo di raccontarla. Eppure, nonostante questo impellente bisogno, la scrittrice mostra una costante reticenza nell’avvicinarsi all’altra donna. Il suo atteggiamento nei confronti di Clara si mantiene costantemente ambiguo: la teme e ne è affascinata, smania per sapere di più della sua storia ma desidera tenerla il più lontano possibile dalla sua vita. Per qualche motivo quella donna abbandonata, ridotta alla miseria e all’irrilevanza sia da parte della sua famiglia che da parte del mondo dello spettacolo, rappresenta per Melissa una minaccia terribile e concreta. Ma ormai è troppo tardi per tornare indietro, la scrittrice ha bisogno di raccontare la storia di Clara tanto quanto Clara ha bisogno di consegnare le memorie della propria vita a qualcuno, e tra le due si apre finalmente uno spiraglio per un confronto diretto. L’intero romanzo si presenta infatti come un lungo colloquio tra le due che si prolunga nell’arco di diversi mesi. È nella forma intima e personale del dialogo che i due personaggi riescono realmente ad uscire fuori nella loro umanità, nelle loro luci ed ombre. E colloquiale è anche la scrittura del romanzo, semplice e diretta, capace di restituire l’idea di una conversazione tra due personaggi reali, pur rischiando a tratti di risultare leggermente sgraziata.

La chiave di lettura dell’intero romanzo ci viene esplicitamente presentato dalla stessa Melissa Panarello. Come Clara dice alla scrittrice nelle primissime pagine del libro

Ti porto i miei estratti conto, altroché i romanzi, è lì che trovi le storie della gente. È così che conosci le persone, da cosa scappano e da cosa si sono fatte sedurre.

È il denaro lo strumento attraverso il quale l’attrice racconta la propria storia, il filo rosso che lega ogni passaggio della sua esistenza: denaro la cui mancanza ha determinato la sua infelicità da bambina, in una famiglia in cui parlare di soldi era sempre terreno spinoso; denaro il cui arrivo, a seguito della fama, ha rappresentato una speranza di fuga e di libertà, le quali tuttavia non hanno portato nella sua vita alcun senso di appagamento; e infine, denaro la cui scomparsa l’ha portata a perdere tutto ciò che le restava, compreso quel figlio che era l’unico barlume di felicità in una vita di tradimenti e abbandono. Capitolo dopo capitolo viene rivelata la tragedia della vita di Clara, rinchiuso tra il mondo dello spettacolo, che la vede come un corpo da sessualizzare, e il mondo dei rapporti personali, il cui apice è rappresentato dalla relazione con la madre, la quale considera la figlia null’altro che una macchina da soldi. Anche nella ricchezza, anche nella stabilità che il denaro le offre, Clara non è mai realmente in una posizione di potere: succube della sua famiglia, del suo agente Lino, del suo ragazzo Pietro, ognuno di loro sfrutta la donna per ottenere da lei tutto ciò che riesce, per poi abbandonarla quando non è più di alcuna utilità. Gli unici momenti in cui tenta davvero di prendere il controllo delle proprie finanze, e quindi della propria esistenza, sono gli stessi in cui si ritrova a fare i conti con il rifiuto da parte degli altri, ma questo limitatissimo spazio di libertà verrà meno quando anche il denaro inizierà a sparire.   

Mentre la narrazione procede, il dialogo tra Clara e Melissa diventa sempre più intenso, in un crescendo di tensione che si acuisce nel momento in cui vediamo l’attrice diventare sempre più smaniosa di concludere il proprio racconto. Ciò che colpisce maggiormente è la differenza tra la Clara “raccontata” e la Clara reale seduta davanti a Melissa, una donna ridotta ormai ad un guscio vuoto, quasi come un animale selvatico sempre sull’attenti. E in questo spiraglio è possibile trovare quello che è il maggior pregio dell’intero romanzo: mentre Melissa media il racconto, ci si ritrova a provare esattamente quello che prova lei, ad avere compassione, rabbia, paura di questa donna crudele e fragile, vittima e carnefice, leone e agnello. Sfruttando Melissa come ponte tra lettore e libro, Panarello riesce a far uscire i suoi personaggi dalle pagine e a restituire l’illusione di uno spiazzante realismo. L’apice della tragicità viene raggiunto negli ultimi capitoli del romanzo: i soldi di Clara finiscono, le misere entrate provenienti dalle comparsate in televisione sono a malapena sufficienti per farla andare avanti, ed è infine costretta ad abbandonare suo figlio, nella consapevolezza di aver compiuto l’unico gesto che potesse garantirgli la possibilità di una vita migliore. E in questo straziante momento, si rischia di fare lo stesso errore di Melissa, quello di credere che, come i soldi hanno indirizzato tutta la vita di Clara, anche ora è possibile che questi possano essere lo strumento per una nuova partenza, che siano in grado di farla uscire dal buco nero nel quale è precipitata. La scrittrice prova ad offrire una timida speranza, una parte nel nuovo film che sta producendo. Ma questo per Clara non è un percorso di formazione, non è una storia di riscatto: la donna è condannata dal momento in cui entra in scena, non c’è mai stata per lei la possibilità di un lieto fine. Dopo aver trovato la persona giusta a cui affidare la propria storia, dopo che il suo racconto è giunto a conclusione, Clara pone fine alla sua vita inghiottendo delle monete.

Nella drammatica conclusione del romanzo si evidenzia tutta l’abilità di Melissa Panarello di approcciarsi con una straordinaria delicatezza a dei personaggi distrutti, nel tratteggiare le loro storie e le loro relazioni. Storia dei miei soldi si rivela un libro che, seppur senza troppi fronzoli, con una struttura semplice e una trama diretta, è in grado di coinvolgere e di far emozionare, offrendo degli spunti che, per quanto possano sembrare a tratti scontati, si rivelano comunque necessari in una società che tutt’oggi mal sopporta il rapporto delle donne con il denaro e l’indipendenza che esso garantisce loro.


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Di Mattia Mancini

https://it.wikipedia.org/wiki/Melissa_Panarello

Mattia Mancini

Redattore di letteratura