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Questo male chiamato vivere, l’ultimo libro di Edith Frattesi

È uscito l’11 aprile per la casa editrice Affiori l’ultimo libro della scrittrice jesina Edith Maria Frattesi, titolato Questo male chiamato vivere. Settima pubblicazione dell’autrice, in analogia con i suoi precedenti romanzi, mantiene una visione intimistae segue il filone psicologico. Tema centrale è la salute mentale

L’autrice, che ha partecipato al premio Walter Mauro 2023 nella sezione ‘narrativa’, è stata notata grazie al concorso per inediti e proposta per un contratto di pubblicazione per Affiori, casa editrice indipendente che dà spazio a esordienti ed emergenti, nata dal marchio Giulio Perrone

Frattesi è autrice di altri sei precedenti romanzi: Il gusto dolce delle fragole (dopo la prima edizione del 2020 per Gruppo Albatros – Il Filo, è di nuovo uscito quest’anno per la casa editrice Another Coffee Stories). Per Another Coffee Stories ha pubblicato Tutto quello che resta (2021), Due anime (2022), L’inesorabile caducità dei fiori (2022) e Serena è la notte(2023). Nell’intervista riportata di seguito l’autrice ci racconta in primis del protagonista del suo ultimo romanzo e delle iniziative di promozione che la vedono coinvolta.

  • Chi è il protagonista del romanzo e cosa rappresenta?

Il protagonista è Tancredi, 30enne malato di depressione e disturbo ossessivo compulsivo in cura da circa otto anni con antidepressivi. Con questo libro voglio sensibilizzare sul tema, facendo capire che nella vita si può soffrire per svariati motivi. Tancredi, nel corso del romanzo, incontra un altro personaggio con un diverso background di malattia mentale. Riusciranno a capire che, nonostante il dolore, c’è una soluzione a questo male chiamato vivere

  • Da cosa le è nata l’ispirazione per questo romanzo?

La storia mi è stata ispirata non dal protagonista ma dal personaggio che Tancredi incontrerà. L’età è quella del periodo di mezzo dei 30 anni, quando si devono fare i conti con quello che si vuol raggiungere e con i cambiamenti. È una fase di riflessione, è anche la mia età. Non a caso ho scelto un protagonista maschile creandomi un alter ego che mi impedisse di immedesimarmi troppo nei fatti raccontati. 

  • Cosa rappresenta per lei la scrittura? E come avviene il suo processo creativo?

La scrittura mi ha salvato. Il mio primo romanzo (rimasto per due anni nel cassetto) è nato da un brutto periodo a un punto di svolta. Riflettendo su quello che volevo davvero fare nella vita, mi sono detta “devo scrivere”. Di fatto ho sempre scritto, fin da piccola, ma quel mio momento di crisi, nel 2011, è stato il la per i sei romanzi successivi. L’ispirazione può nascere da una frase, un’immagine o un incontro. Poi mi metto al computer e le storie vengono da sé, si delineano da sole senza programmare troppo. Eppure non scrivo tutti i giorni, solo quando sono ispirata.

  • Quali sono le letture che più l’hanno formata e influenzata nella scrittura? 

Non ho avuto un vero e proprio modello, ma sono cresciuta con le storie e con la volontà di comunicare attraverso l’arte, la scrittura e il canto. Di base sono una classicista: il mio libro preferito è Cime tempestose. Altre letture importanti sono state anche Morte a VeneziaIl giovane HoldenIl ritratto di Dorian GrayLa signora delle camelie, di recente Delitto e castigo, o Piccole donne, letto per la prima volta a 12 anni. Sono tutti presenti nella mia memoria più o meno inconscia e ripercorrere questi libri è come tornare a trovare dei buoni amici.

  • Ha studiato Psicologia Clinica. Quanto ha influito sulla sua scrittura?

Sono sempre stata affascinata dalla mente umana e dallo studio dei rapporti causa-effetto del comportamento. Nei miei libri di fatto ci sono molta psicologia e scavo interiore del personaggio. Inoltre anche sui social faccio molta sensibilizzazione al tema della salute mentale.

  • Anche quest’anno si è rinnovato per lei l’appuntamento col Salone del Libro di Torino. Cos’ha portato con sé? 

Sono stata al Salone lo scorso sabato 11 maggio per tre diversi incontri: si è parlato di salute mentale, mi è stata data occasione di presentare il mio precedente romanzo Serena è la notte (Another Coffee Stories, 2023) e ho aderito a Unite – azione letterariacampagna di denuncia contro la violenza di genere lanciata dalla giornalista Annalisa Camilli e dalla scrittrice Giulia Caminito. È stato il mio secondo salone. L’anno scorso è stata un’esperienza meravigliosa e, quest’anno, così intensa da lasciarmi senza parole. Ho parlato di malattia mentale nella saletta ‘Nuovi Editori’ insieme ad altri miei colleghi di Another coffee stories Editore e ho letto l’articolo di Unite sul palco live dell’Oval. La voce di ogni persona si è mischiata alle altre per crearne una unica, forte e potente. Da questo salone mi porto a casa una ricchezza infinita, di pensieri e parole, ma anche di atti rivoluzionari.

  • Di cosa racconta invece il suo precedente romanzo Serena è la notte

È un libro nato dalla scena finale sul fine vita. Ho dovuto fare in modo che la gente capisse perché una persona sceglie una “soluzione” e ho costruito la storia nell’arco temporale di circa un anno e mezzo. Tre ragazzi di 15-16 anni, Daniele, Giovanni e Claudia, vivono la loro adolescenza e i rapporti con le loro famiglie. Ho voluto scrivere il parallelismo tra il bagaglio emotivo-relazionale e quello che gli altri vedono di te. Per questo la stessa storia è raccontata da tre punti di vista diversi, scrivere è anche mettersi nei panni degli altri. 

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