Critica di Prosa,  Letteratura

“Piranesi” di Susanna Clarke: la solitudine dell’individuo nel labirintico rapporto tra il sé e la realtà

Di Chiara Girotto

Piranesi, Carceri d'invenzione
“Il molo con una lampada”, G. B. Piranesi, 1749-1750 ca.

Vincitore del Women’s Prize for Fiction nel 2021, Piranesi si presenta al pubblico come un ibrido sospeso tra il fantasy e il romanzo allegorico. Nelle pagine di Susanna Clarke, suggestioni filosofiche si intrecciano con elementi tipici del genere mystery per dare vita a una narrazione ipnotica, aperta a più chiavi interpretative. Come in preda a un’occulta pareidolia, il lettore è chiamato a riconoscere nel groviglio simbolico dell’opera un senso e a farlo proprio. L’autrice, tuttavia, dissemina tra le righe alcuni indizi: tematiche straordinariamente attuali come l’isolamento, la natura ambivalente della solitudine, il rapporto tra interiorità e mondo esterno emergono con chiarezza dalla struttura, per certi versi enigmatica, di Piranesi. Sviscerarle una per una è la sfida che Clarke propone a chi, leggendo, è costretto a scavare dentro di sé in cerca di risposte.

La Bellezza della Casa è incommensurabile; la sua Gentilezza, infinita.

da S. Clarke, Piranesi, 2021, Roma, Fai Editore pg. 15

Il romanzo è ambientato in un’enorme struttura labirintica a tre piani che il protagonista Piranesi chiama “Casa”, in cui su ciascun livello si susseguono a perdita d’occhio saloni e vestiboli pieni di statue. L’unica ragione di vita di Piranesi è esplorare questo luogo misterioso annotando ogni particolare rilevante, dalla posizione dei saloni al soggetto e alla taglia di ciascuna statua. Nella Casa abita anche l’Altro, un uomo con cui Piranesi si riunisce due volte a settimana per aggiornarlo sulle sue scoperte. A eccezione dei due inquilini, solo uccelli e pesci popolano gli androni desolati, almeno fino a quando una terza, inquietante presenza comincia ad aggirarsi nelle zone in cui Piranesi e l’Altro sono stanziati. Dalla comparsa di questa figura, nuove e terribili verità si faranno strada nella mente del protagonista: l’Altro non è chi afferma di essere e oltre alla Casa esiste un altro mondo, quello reale, ad essa collegato tramite delle oscure pratiche rituali.

Piranesi e le Carceri d’invenzione: il mondo come casa o come enigma

Al di là dei singoli dettagli della trama, che subisce una svolta forse troppo frettolosa verso il thriller, ciò che colpisce maggiormente di Piranesi è il modo in cui il protagonista interagisce con l’ambiente in cui è immerso. Il titolo dell’opera, nonché il nome affibbiato al personaggio, offre qualche delucidazione a riguardo. Giovanni Battista Piranesi è stato un architetto e incisore italiano del XVIII secolo, celebre per delle stampe che raffigurano le cosiddette “Carceri d’invenzione”. In queste angoscianti visioni architettoniche, caratterizzate dalla reiterazione di scale e corde sospese nel vuoto, da varchi affacciati sul nulla, le minuscole figure umanoidi rappresentate paiono trovarsi ottusamente a loro agio. La prigione a cui l’architetto allude sembra, dunque, essere più psicologica che fisica: nelle Carceri le uniche catene presenti giacciono sparpagliate sul terreno, mentre le mura sono piene di brecce. È il dedalo insolvibile degli edifici ad ammaliare e confondere gli uomini, dentro e fuori dai disegni.

Le corrispondenze tra quelle che Marguerite Yourcenar chiamava “visioni oniriche di pietra” e l’universo ideato da Susanna Clarke sono evidenti: il protagonista del romanzo è effettivamente rinchiuso in un mondo privo di centro, perpetuamente espansibile dal quale non può e non vuole fuggire. Piranesi ama quella che lui stesso definisce “Casa” e al suo interno si sente soddisfatto della propria esistenza dedicata esclusivamente alla contemplazione. Al contrario del paladino medievale, che intraprende una quête, religiosa o amorosa che sia, per trovare l’oggetto del proprio desiderio, l’eroe della Clarke esplora per il puro gusto di farlo, lasciandosi investire dall’aura quasi mistica del luogo in cui è relegato. Diverso è il pensiero dell’Altro, convinto che dietro alle statue e ai colonnati della Casa si celi una risma di segreti da carpire. A differenza di Piranesi, egli non l’apprezza nella sua essenza, ma è determinato a decifrarla come fosse un geroglifico, con la certezza che, una volta rivelato l’arcano, l’intera struttura si riveli un mero scenario. 

Gli approcci antitetici dei personaggi rimandano a due modi opposti di relazionarsi con la realtà e, in ultima battuta, alla natura stessa della Casa. Memore della lezione borgesiana, l’autrice potrebbe aver concepito il labirinto di stanze come una raffigurazione dell’universo. Se così fosse, il protagonista rappresenterebbe l’uomo “spirituale”, colui che accetta l’insondabile destino della creazione senza esigere una spiegazione razionale. L’Altro, invece, sarebbe l’emblema di un’attitudine scientista che non solo rifiuta il mistero, ma pretende di saper leggere il libro della natura ignorandone l’artefice. Lungo il corso della narrazione, in più punti l’autrice suggerisce che Piranesi si trovi in un particolare stato di grazia che gli permette di instaurare una profonda connessione con la Casa: non è casuale che nel suo diario tutte gli elementi che la compongono vengano designate con nomi propri, come se ognuno possedesse uno straordinario valore intrinseco. 

L’incontro di Piranesi con l’albatro è forse l’episodio più intenso relativo a questo rapporto. Il volatile, consacrato al Parnaso grazie alla penna di Coleridge, in Piranesi potrebbe simboleggiare, per l’appunto, il patto indissolubile tra uomo e mondo naturale. Mentre ne La ballata del vecchio marinaio il protagonista lo infrange scatenando l’ira divina, l’eroe di Clarke pone il rafforzamento di questo legame come proprio obiettivo di vita: 

“L’uccello sfrecciò sulle Onde gonfie senza mai battere un colpo d’ala. Con grande maestria e facilità si inclinò leggermente di lato per oltrepassare la Porta che ci separava. La sua apertura alare superava persino l’ampiezza della Porta. Sapevo cos’era! Un albatros! Eppure, l’albatros proseguiva, ritto su di me, e mi venne in mente uno stranissimo pensiero: forse io e lui eravamo destinati a fonderci e, insieme, ci saremmo trasformati in un essere di ordine completamente diverso. Un angelo!”

Ivi, p.40

Isolamento e contemplazione: imparare a fermarsi

L’idea di un’equivalenza tra la Casa e la totalità del creato non è, tuttavia, l’unica interpretazione plausibile. Nella sua imperscrutabilità, il labirinto in cui Piranesi adora perdersi rimanda anche a un altro eterno enigma di sfinge: il mondo interiore in cui angosce, impulsi e desideri si susseguono come fila di statue negli androni della coscienza. Il protagonista vaga curioso tra questi simulacri indecifrabili, consapevole che lo scopo della ricerca non sia tanto il conseguimento di una verità ultima quanto la ricerca stessa di sé. In tal senso, la solitudine diviene una condizione imprescindibile del viaggio nella propria interiorità: l’Altro non accompagna mai Piranesi nelle sue spedizioni, sempre condotte in totale autonomia. 

Nel romanzo della Clarke, come nella vita, la solitudine è però un’arma a doppio taglio. In Piranesi si mostra chiaramente come l’isolamento sia nocivo per il protagonista, che a un certo punto si ritrova a perdere la memoria, dimenticando di essere l’autore dei suoi scritti. Non è difficile intravedere nell’atmosfera a tratti angosciante del libro un riferimento piuttosto esplicito alla situazione pandemica di questi due anni, nonché alla malattia della stessa Clarke. In un’intervista rilasciata al quotidiano The New Yorker, infatti, la scrittrice ha dichiarato di essere stata affetta da una patologia debilitante che l’ha confinata tra le mura domestiche, trascinandola in una spirale di depressione, ansia e agorafobia. La potenza creatrice dell’immaginazione veicolata dalla scrittura è stata, a detta sua, l’unica ancora di salvezza: dalla volontà di riversare questa esperienza dolorosa in un romanzo è nato Piranesi. È curioso che anche le Carceri d’invenzione da cui Susanna Clarke trae spunto per la propria opera siano state concepite, scrive la Yourcenar, durante un delirio febbrile dell’architetto: un’ulteriore conferma dell’icasticità del titolo.

Nonostante Piranesi nasca in circostanze tragiche, il messaggio che veicola è indubbiamente positivo. Che la Casa rappresenti il mondo esterno o quello interiore, resta il fatto che Piranesi sa abitarlo e viverlo appieno. Questo personaggio, tanto distante dall’animal laborans tipico della società contemporanea, trascorre intere ore a guardarsi attorno e, di conseguenza, a guardarsi dentro. Egli sa stupirsi di dettagli apparentemente insignificanti perché, banalmente, è in grado di fermarsi e di esercitare quella che Byung-chul Han definirebbe “una capacità di attenzione profonda, contemplativa, in cui l’ego iperattivo non ha vie d’accesso” 1: Piranesi si annoia nel senso più alto del termine e sembra trarne immenso beneficio.

La lezione del romanzo, realizzato per l’appunto durante la fase più acuta del periodo pandemico, coincide con le conclusioni a cui molti di noi sono approdati dopo essere stati costretti a interrompere la precedente, frenetica routine. Esiste un tempo che si sottrae alle logiche performative di cui la nostra società è imbevuta, un tempo che va conquistato e preservato dalla fugacità irrequieta a cui troppo spesso ci condanniamo. Per vivere al suo interno è necessario imparare l’arte dello stare soli, e osservare senza esigere da noi stessi un output al di fuori dello stupore. Solo così, potremo cogliere l’insita bellezza di ciò che ci circonda e comprendere le parole di Susanna Clarke, quando, nella sua intervista con Laura Miller, afferma: “at the center of things, there’s a secret or mystery, and it is joyful” 2.



Note:

1 B. C. Han, La società della stanchezza, Roma, Edizioni Nottetempo, 2020, pg.

2 S. Clarke. Susanna Clarke’s Fantasy World of Interiors. L. Miller. The New Yorker, Condé Nast ed. 14 settembre 2020. One World Trade Center, New York (NY)


Bibliografia:

S. Clarke, Piranesi, Roma, Fazi Editore, 2021

M. Yourcenar, La mente nera di Piranesi, in Opere. Saggi e Memorie, Milano, Bompiani, 1992

B.C. Han, La società della stanchezza, Roma, Edizioni Nottetempo, 2020


Sitografia:

https://www.newyorker.com/magazine/2020/09/14/susanna-clarkes-fantasy-world-of-interiors

https://www.poetryfoundation.org/poems/43997/the-rime-of-the-ancient-mariner-text-of-1834

https://www.arateacultura.com/

Chiara Girotto

Redattrice in Letteratura Reels Manager