Paolo Nori, “Sanguina Ancora. L’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij” – Una biografia atipica tra passione e studio
Sulla figura di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, gigante della letteratura mondiale, molto si è indagato, ancora di più, forse, si è scritto. La sola vicenda biografica dell’autore con le sue rovinose cadute e i trionfi è sufficiente per riempire scaffali interi di studi, cronache, analisi. Tra gli esperti in materia che si sono cimentati nel presentare al grande pubblico i risultati della loro ricerca si inserisce anche Paolo Nori, ma non senza una precisazione che l’autore ritiene necessaria: Sanguina Ancora è il romanzo di un appassionato prima che di uno studioso. Il titolo stesso lo suggerisce alludendo a una ferita mai rimarginata, a uno squarcio dell’anima che esula dalle dissertazioni accademiche e apre un varco verso i meandri più profondi della coscienza. L’opera è candidata come finalista al Premio Campiello 2021.
È curioso – ma non certo casuale – che anche S. Zweig (1881-1942), utilizzi lo stesso immaginario fisico, carnale di Nori per raccontare la sua esperienza di lettura delle opere dostoevskiane, affermando:
“Ci sentiamo dentro le sue vicende, implicati nella sua tragedia. Come una malattia proviamo nel nostro sangue la crisi dei personaggi, come un’infiammazione ci bruciano i loro problemi nel sentimento eccitato”.
da Stefan Zweig, Dostoevskij
La sensazione di sconvolgimento interiore che torce le viscere non appena ci si approccia al grande maestro russo accomuna due autori distanti nel tempo e vicini nel fervore letterario, ma non riguarda solo loro. Questa è l’intima convinzione di Paolo Nori: nel suo genio troppo umano, disarmonico, sommamente inquieto, Dostoevskij può raggiungere chiunque.
Distanza e prossimità nell’intreccio di due vite
La biografia di Dostoevskij è quanto di più lontano dalla perfezione morale e artistica si possa immaginare. Lo scrittore conduce un’esistenza cenciosa, oberata di debiti, segnata dalla malattia e dalla dipendenza dal gioco. In Sanguina Ancora Nori ne ripercorre gli eventi fondamentali con l’entusiasmo sincero di chi sta per rivelare una confidenza importante, servendosi di una prosa colloquiale, calda, che intrattiene e cattura. Pennellata dopo pennellata, delinea un’immagine sofferente, dura e compassionevole al contempo, simile a quelle icone russe dallo sguardo enigmatico che pare abbracciare la totalità delle miserie umane. Condannato a morte e poi assolto, costretto ai lavori forzati, padre orfano dei figli, lo scrittore le ha sperimentate tutte.
La tragedia insita nella vita di Dostoevskij lo trascina giù dall’Olimpo idealizzato delle figure eroiche per condurlo tra le pagine del romanzo, dove Nori stesso crea un parallelismo, solo apparentemente azzardato, tra la propria esistenza e quella dello scrittore russo. Autobiografia e biografia dunque si intersecano in un vortice di cronache, aneddoti, osservazioni ironiche: l’autore si riconosce nei pensieri del vero protagonista di Sanguina Ancora, amplificandone la voce tramite la propria testimonianza. La narrazione dal tono confessionale, diaristico a tratti, spesso esula dal giudizio critico, limitandosi a constatare l’affinità emotiva che Nori avverte:
“Nel 1964, sulla rivista “Epocha”, era uscito un racconto lungo, o un romanzo breve, intitolato Memorie del sottosuolo, nel quale a un certo punto si legge «io son poi da solo, e loro sono tutti». (…) Io mi ricordo che quando l’ho letta per la prima volta, questa frase qua, avevo forse vent’anni, ho pensato: “Come tu? Sono io, quello che è lì da solo e gli altri sono tutti”. Mi sembrava che Dostoevskij mi avesse plagiato.”
Così come la quotidianità di Nori è stata permeata sin dalla giovinezza dai capolavori dell’amato scrittore, il racconto della biografia dostoevskiana s’imbeve della storia di un “ridicolo, vecchio orfano parmigiano che abita a Casalecchio di Reno”.
La ricchezza delle fonti, la leggerezza che sposa il dramma
Il gioco di specchi tra la Nori e Dostoevskij non è l’unico elemento peculiare nella struttura dell’opera. Un magma ribollente di citazioni testuali, riflessioni sul panorama letterario coevo, frammenti epistolari la attraversa. Dalla corrente affiorano spunti di ogni genere: Battiato e Bulgakov, i formalisti russi e Groucho Marx si trovano affiancati nel disegno caleidoscopico dell’autore, che riversa in Sanguina Ancora i frutti della sua cultura. Ne risulta uno Zibaldone indisciplinato e poliedrico, in cui l’ironia è un ingrediente fondamentale.
Ecco allora che Dostoevskij ricorda “un Jovanotti al quale hanno fatto qualcosa di brutto”; Arina Rodiovna, la balia di Puškin, assomiglia alla nonna di Nori. O ancora l’autore, messo di fronte alla domanda ricorrente, ossia se preferisse Tolstoj o Dostoevskij, si sente come se gli avessero chiesto di scegliere tra “il babbo e la mamma”. Contrariamente a ciò che si potrebbe credere, la scrittura spontanea e scherzosa che caratterizza il testo non toglie pathos ai fatti narrati, anzi, crea un contrasto che li mette in risalto. In ogni capitolo si percepisce la tenerezza con cui lo scrittore si approccia all’atto di raccontare, descrivere, spiegare la letteratura russa.
Sanguina Ancora: romanzo sui generis, iniziazione e scoperta
Trascinato dalla passione e da una conoscenza indiscutibilmente vasta della materia, Nori inserisce dettagliate digressioni su altri autori come Rozanov e Batchin, riassume brevemente Anime Morte e l’Onegin. Tra le righe si percepisce la volontà, realizzata talvolta in modo caotico, di fornire un contesto quanto più ricco e variegato possibile, affinché risalti, sopra la vasta folla di intellettuali, editori e conoscenti, la figura di Dostoevskij, perno attorno al quale l’opera multiforme gravita: opinioni autorevoli sulla personalità e sullo stile di questo mostro sacro giacciono sparse lungo tutto il percorso narrativo, contribuendo a delinearne meglio i tratti salienti:
“In una conferenza del 1922, Gide poi dirà: «(…) Dostoevskij non si è mai cercato, egli si è perdutamente dato nella sua opera. Si è perduto in ciascuno dei personaggi dei suoi libri: e proprio per questo noi lo ritroviamo in ciascuno di essi.» È come se Dostoevskij non fosse mai stato sicuro di sé, per tutta la vita, come se, a quella domanda che rivolge a sé stesso nella primavera del 1845, sulla prospettiva Nevskij, appena sceso dall’appartamento di Belinskij, “Ma sono davvero così grande?”, non fosse mai riuscito a dare una risposta, per nostra fortuna.”
Sanguina Ancora dunque condensa al suo interno i generi della biografia, dell’autobiografia e del saggio, proponendo un approccio personalissimo e originale allo scrittore russo, presentato nella doppia veste di uomo e autore. Con il suo romanzo Nori tende un filo che, se afferrato, conduce all’interno del cosmo dostoevskiano: è un invito a proseguire in autonomia il cammino tracciato, a lasciarci trafiggere dalle opere immortali di un autore che ancora oggi riflette nel suo volto il nostro.
Bibliografia:
Paolo Nori, Sanguina Ancora. L’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij, Milano, Mondadori, (2021)
Stefan Zweig, Dostoesvkij, Roma, Castelvecchi, (2013)