Recensione di Optica di Paolo Pedrazzi
un articolo di Rita Bompadre, centro di lettura Arturo Piatti
“Optica” di Paolo Pedrazzi (Eretica Edizioni, 2023 pp. 86) è una propagazione dell’iridescenza poetica, una illuminazione colta e fluttuante sull’unità inscindibile della percezione umana. Dissemina il contenuto elegiaco intorno alla visione inconscia di ogni spazio di oscillazione, riflette l’eco dei luoghi occulti del possibile, distende le giunture nella curva dell’inatteso. Paolo Pedrazzi concede alla superficie incrinata delle parole il significato originario della sorgente linguistica, impugna l’abrasione di una realtà opaca con il riscontro della deviazione del mistero umano, con il risultato di una successione dei contrasti. La poesia di Paolo Pedrazzi imprime una intuizione profonda nei confronti della autenticità, distingue il bagliore della materia immaginativa nell’andatura ferita del mutamento, segue il battito dell’inquietudine, obbedisce profeticamente allo stimolo visivo ogni volta che interagisce con la comprensione delle illusioni. I testi si misurano con l’assegnazione spettrale della coscienza, confermano la vibrazione dell’incarnazione emotiva, dissolvono il dispositivo esegetico della capacità introspettiva attraverso l’appropriazione contemplativa delle immagini.
“Optica” racchiude l’espressione spirituale e materiale dell’inconoscibilità, coniuga l’etica della scrittura nelle relazioni metafisiche sul senso dell’esistere, elogia la consapevolezza interpretativa dell’ombra, nella labirintica e sorprendente emanazione del temibile disorientamento, simboleggia l’arcana memoria della riserva divinatoria di chi sprigiona il sigillo oracolare della nostalgia nella deriva mistificatoria dell’infinito. Paolo Pedrazzi dona l’inesorabilità dell’oscuramento alla distorsione della provvisorietà, oltrepassa la sospensione dell’abisso con la selezione filologica dei versi, nell’artificio intellettuale dell’orizzonte ontologico dei vocaboli. Comprende la direzione del paradosso, nell’inevitabile avvertimento, influenzato dal discernimento dell’ombra che elude la ragionevole verità, definisce il passaggio dell’esitazione nella voragine di ogni miracolosa appartenenza, giustifica l’indulgenza nella remissione temporale dell’innocenza, svela l’enigma magmatico della perplessità.
I contenuti di Paolo Pedrazzi consacrano il percorso dell’intangibile, richiamano il profilo delle interferenze dell’assenza, consegnano all’indirizzo della finitezza umana, il bagliore del deserto e dei suoi miraggi. Concentrano l’esigenza della ricerca verso la possibilità concreta dell’uomo, diffondono l’accentuazione trascendentale dell’assoluto, l’immanente riflessione sulla solitudine, gli interrogativi fenomenologici sul mondo, riscontrano una filosofica aporia nell’indecifrabile ostacolo alla natura dell’uomo e del suo pensiero, attestano le contraddizioni inesorabili e le provocazioni nella loro spontanea etimologia. Paolo Pedrazzi insegue l’origine di ogni monolitica eloquenza scardinando la frammentarietà della dottrina ermeneutica, glissando l’esitazione esistenziale, scompone il dominio delle illuminazioni con la sacralità catartica dell’ispirazione, sorveglia il principio sinuoso di ogni orizzonte.
IL RITO DEL FIAMMIFERO
Si sa che l’Achmatòva, intercettata
ventiquattr ore al giorno in casa propria,
ovunque spie! per non farsi carpire
dalla gerarchia i versi più scomodi,
fingeva di parlare in compagnia
del più e del meno; scriveva intanto
fitto sopra un bigliettino. Quindi
lo dava una per una alle sue amiche
perché se lo imparassero a memoria.
Dopodiché bruciava tutto quanto
in un piattino, fine della storia.
Ma sono invero salve al Sacro Fuoco
di questo mondo le sue parole?
*
ECLISSI
Hai interpolato fra lo sguardo truce
del sole e il tuo un corpo celeste, quello
bagnato dall inchiostro delle meste
parole. Così ti potrai salvare
forse da tutta la luce che investe
inesorabile il bucato, steso
a candeggiare contro le finestre.
*
OMBRA PROPRIA
La lampada a incandescenza iscrive
la sagoma di un vaso sull assito;
l’oscurità rivela la sua essenza,
ne mostra invero la profondità.
Così l’oceano con la sua pienezza
si riduce a un cattivo infinito
tristemente, se investito di luce.
*
OMBRA PORTATA
L’ombra della colomba sulla riva
del fiume rese fosca in un preciso
punto la trasparenza delle acque.
Fu sì improvviso che scattò una viva
violenta tensione superficiale;
non ci si accorse invece quanto piacque
il nuovo oscuramento al fondale.