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“Madama Matrioska” di Anja Boato – Premio POP

di Valeria Lamastra

Madama Matrioska è edito per la casa editrice Accento nel 2023, nella collana Accento Acuto, dedicata alle opere di narrativa di autori esordienti o semi esordienti. Con Madama Matrioska l’autrice Anja Boato, dottoranda all’Università La Sapienza di Roma, partecipa al Premio POP 2024.

Ogni capitolo, ogni racconto, ogni strato della Matrioska contribuisce allo sviluppo rizomatico della trama e delle relazioni intessute dai personaggi. L’abilità di Boato, in una tale architettura, consiste nel non concedere troppo e troppo in fretta al lettore: le diverse sfaccettature e approfondimenti non vanno in alcun modo a ledere i sensi di mistero, di intrigo e di suspense che dominano il romanzo, accattivando la lettura.

Qual è la trama di Madama Matrioska? È impossibile, e probabilmente riduttivo, delineare, anche solo sommariamente, i tratti della trama del romanzo nella sua totalità. Dalla prima all’ultima pagina si dispiega un percorso fortemente frammentario: dalle vicende che animano i diversi racconti, scaturiscono, attraverso i personaggi, le loro relazioni e gli eventi cui prendono parte, trame collaterali e non per questo secondarie.

I nove capitoli dell’opera, numerati, in realtà, da 1 a 8 ½, guidano il lettore in un susseguirsi particolare di vicende narrative: a ognuno, infatti, corrisponde un racconto che, potenzialmente, può apparire in sé concluso e risultare autonomo rispetto agli altri, anche grazie alla varietà di scelte stilistiche e narrative. In realtà, l’autrice costruisce con i diversi racconti un microcosmo ricco di avventure, perfettamente unitario e coeso nella sua frammentarietà e casualità: ogni personaggio è inserito in una rete di coincidenze e concatenazioni che si dipana capitolo per capitolo, portando progressivamente alla luce nodi concettuali interessanti.

Particolarmente interessanti sono, infatti, i personaggi di Madama Matrioska. Ogni capitolo prende il titolo dal protagonista o, al massimo, dai due personaggi protagonisti, che vengono caratterizzati socialmente e psicologicamente. La narrazione, attraverso un’attenta selezione di dispositivi formali e di intreccio, permette l’emergere di tematiche che, in qualche modo, per quanto la storia possa sembrare lontana dalla quotidianità del lettore, si rivelano in realtà piuttosto vicine alla possibile esperienza comune.

Ogni figura, in maniera abbastanza lampante, è sapientemente sfruttata nella propria unicità particolare per indagare estremi positivi e negativi della psiche umana.

Il racconto d’apertura

Il primo racconto, Tommy e Salvo, è subito emblematico: Tommy sembra trovarsi quasi per caso nella necessità impellente di sbarazzarsi di un cadavere, quello del Marione, e per questo chiama in aiuto l’amico Salvo, del quale è costantemente richiamato un passato dedito alla criminalità. Entrambi esasperano due qualità mostrandone le sfaccettature: il primo l’altruismo, il secondo un buon senso etico e morale.

La disponibilità e la volontà testarda di Tommy di aiutare sempre il prossimo, di schierarsi sempre dalla parte del più debole, creano situazioni al limite del comico, che rischiano di minare la possibilità di salvezza dei due personaggi, dal momento che il personaggio non riesce a pensare a se stesso nemmeno in condizioni estremamente critiche.

La morale di Salvo, invece, è indubbiamente compromessa: per quanto sia plausibile che davvero voglia fare la cosa giusta, non può lasciare il lettore indifferente il fatto che Salvo giunge all’azione estrema in chiusura a seguito di una serie di decisioni prese a sostegno di Tommy perché una «vocina sottile dal fondo della sua coscienza»1 non fa che ricordargli favori che deve ricambiare all’amico. L’unica effettiva reazione che Salvo ha contro Tommy, infatti, scaturisce quando, cercando un debito nei confronti dell’amico che gli impedisca moralmente di tirargli un pugno, non trova «alcuno stimolo che possa interrompere il cazzotto già carico»2: solo a seguito di una violenta rissa i due potranno constatare di essere finalmente pari, e ironicamente e amaramente pensare che «tutto sommato poteva andare peggio»3.

Tommy e Salvo fornisce una chiara occasione di messa in scena di personalità particolari in uno scenario fuori dal comune e suggestivo, con una forte vicinanza alla dimensione giallistica, e probabilmente è proprio questa componente a renderlo tipologicamente un unicum nella raccolta (a esclusione di alcuni brevi frammenti del capitolo 8 ½).

Una scelta interessante e ben riuscita di Madama Matrioska è quella di non aver sistematicamente esagerato l’eccezionalità delle trame: pur mantenendo uno strato di fantastico e dando particolare rilievo, data la struttura, al ruolo dominante della coincidenza e del caso nell’ambito delle relazioni interpersonali, difficilmente il lettore mantiene effettivamente un distacco rispetto alle vicende e ai personaggi. Niente è mai davvero così distante dalla realtà.

Tra ingenuità, interiorità e speranza

I capitoli che forse più si accostano alle modalità narrative del racconto iniziale sono quelli che, assumendo il punto di vista di personaggi ingenui o infantili, ne adottano l’interessante prospettiva sulla storia: è il caso di Alba (e Sean Penn)Alé(ssandro)Isabel (una favola)

Il loro modo di vedere il mondo e di affrontare i problemi, ancora una volta, mostra emozioni e sentimenti acuiti fino all’inverosimile, nonostante affondino le proprie radici in ragioni ed esperienze valide.

Alba, giovane ragazza madre, è colta nella sua disarmante ingenuità da un sentimento di rimpianto e da un forte desiderio di cancellare l’errore della gravidanza. 

Tuttavia, non è realmente in grado di individuare e articolare le proprie emozioni, lasciando prevalere uno straordinario egoismo dettato dal desiderio di rianimare la sua vita sentimentale, morta dopo la nascita del bambino: l’intenzione di Alba è quella di trovare una soluzione cercando il padre del figlio Sean Penn, perché «sarebbe crudele nasconderlo in cantina o gettarlo nel fiume, quindi l’unica soluzione sensata è quella di riportarlo a suo padre, cosicché la maledizione passi a lui»4

Alba, nel concreto, non ha la minima idea di come si concepisca un figlio; eppure, cerca, rintraccia e prende contatto con tutti i possibili padri del bambino, ovvero tutti gli uomini (e non solo) con cui ha avuto una relazione o un rapporto di più stretto. Il narratore esterno fa sapere al lettore con amara ironia che la sua ingenuità, unitamente all’impossibilità di identificare l’altro genitore, la porterà a un effettivo e per lei aproblematico abbandono di Sean Penn, ma «il passeggino comunque decide di tenerlo, che le ruote colorate sono bellissime»5.

La sua ricerca si intreccia con la storia di Alé, dipendente di un negozio di giocattoli affetto da narcolessia, e di cui leggiamo il diario nell’omonimo racconto. Se il filtro di Alba la porta a vedere il mondo come semplice e limpido, privo di problemi, la lotta con la narcolessia di Alé ha proprio l’effetto opposto: il suo Diario dei sogni è la testimonianza dell’ansia che lo divora nei momenti in cui perde conoscenza, attimi in cui ha il terrore di venir meno al proprio lavoro così come di commettere reati, dal momento che «non è sempre chiaro il passaggio dalla realtà al sogno»6.

Qui entra in scena Isabel, bambina di origini indiane che con la sorella maggiore è leale frequentatrice del negozio di giocattoli in cui lavora Alé. La sua inesperienza di bambina la porta a mischiare onirico e fantastico con il reale: nella speranza di far guarire il padre Gioele da quella che appare essere una sindrome depressiva, Isabel decide di compiere un viaggio fino in India, senza dirlo a nessuno, alla ricerca dei magici fiori di Sunoo di cui le ha parlato la sorella Sara, in grado di guarire ogni male. L’avventura intrapresa dalla bambina, raccontata dal suo personaggio in prima persona, risulta particolarmente riuscita, grazie anche alla capacità di alternare lo sguardo infantile alla scoperta del mondo con l’emergere di inquietudini e interrogativi strazianti: «Che cosa sto facendo? Perché devo guarirlo io papà?»7.

Cancellare il passato

In altre occasioni, la narrazione si mostra più dura: Il MarioneCeciliaGioele e Nina & Clara non hanno ingenuità o fascinazione per il mondo, non hanno dubbi sulla crudeltà del reale e certamente non mischiano il piano del sogno con quello della realtà. 

«Oggi è il giorno in cui finalmente muoio. Ed è l’ultima volta che lo dico, giuro su Dio che stavolta muoio sul serio»8. L’esordio del secondo capitolo lascia ben pochi dubbi sul sentimento di rassegnazione e accettazione della morte da parte del protagonista.

Il Marione all’età di cinquantadue anni lavora come mascotte del personaggio di fantasia Bunny Bee-Bee alla Casa degli Amici pelosi:

È un ristorante per bambini, si mangiano pizze surgelate e cose fritte e le mamme ci organizzano le feste di compleanno. Indosso un costume, ballo, faccio foto con i bimbi, rido quando mi picchiano con le mazze di gomma perché nel cartone degli Amici pelosi Bunny Bee-Bee fa proprio così. Ride mentre gli tirano mazzate fino a quando non esplode in una tempesta di caramelle. Che spasso.9

Anja Boato, Madama Matrioska

Nonostante l’adozione della prima persona, la vena ironica della narrazione trapela ugualmente in più occasioni, nel contrasto connotato di amaro sarcasmo tra l’atmosfera della Casa degli Amici pelosi e i commenti del Marione.

Il capitolo, oltre a fornire l’immagine sconsolata di un uomo che è talmente oppresso dalla routine da averne una anche per i tentativi di suicidio, mostra in maniera nitida il meccanismo di collegamento dei racconti sin da subito: la vicenda si sviluppa principalmente tra il Marione e Tommy, che il lettore scopre essere un suo collega nel ruolo di Foxy Foxer, e introduce come una svolta narrativa con il personaggio di Cecilia, protagonista del programma televisivo preferito del Marione e del terzo racconto dell’opera.

Cecilia è l’esito estremo della costrizione entro gli schemi forniti dalla società: donna che trova la fortuna lavorativa come personaggio televisivo, sposata, vive la stessa vita da sempre e ne tiene traccia in maniera al limite del maniacale, contando ogni cosa (il numero di giorni in cui ha fatto yoga, i giorni di lavoro in studio, i giorni di dieta, quelli di Prozac). Nel momento in cui il programma Baraonda giunge al termine e che Alba le citofona a casa chiedendo del marito, ogni punto di riferimento crolla rovinosamente. 

Cecilia non sa come comportarsi, dove andare, non sa nemmeno più cosa realmente le piaccia: «Ore quattro e trentotto del pomeriggio. Ho fallito, non sono brava nemmeno a fare quello che voglio»10

Gioele, padre di Isabel, è un personaggio in parte speculare rispetto a Cecilia: incastrato in un matrimonio con una donna che non ama realmente e nella routine del lavoro alle pompe funebri, la monotonia delle sue giornate viene inaspettatamente interrotta dal particolare funerale che Nina, protagonista del racconto successivo, vuole organizzare per se stessa. L’incapacità, anche in questa occasione, di prendere finalmente una scelta nella sua vita, organizzando effettivamente il funerale di Nina contro il volere del padre, porterà al suo scivolare nella depressione.

Non 8, ma nemmeno 9: il capitolo 8 ½. Tutti gli altri o quasi

Se ogni racconto è collegato agli altri per trame tangenti, personaggi condivisi, che siano persone o Bunny Bee-Bee, oggetti, sentimenti, allora ci si potrebbe chiedere se anche altre comparse non possano essere approfondite o contribuire all’intreccio complessivo.

Ecco il capitolo 8 ½. Tutti gli altri: «ovvero altre cose che sono successe ma che in fondo non era necessario raccontare perché questo è un romanzo e i romanzi non sono come la vita vera: hanno un inizio, una fine e spesso anche uno scopo»11

Rivolgendosi al lettore e mettendo a nudo la natura finzionale dell’opera si sottolinea una premessa fondamentale per comprendere a pieno l’importanza di un simile capitolo conclusivo: per quanto qui vengano riportati in maniera minima e contenuta, gli episodi che costituiscono l’ultima sezione del romanzo forniscono uno spiraglio verso l’amara differenza tra romanzo e realtà. 

Ogni racconto, ogni personaggio, ogni vicenda ha sviluppi collaterali che si dispiegano nella lettura di un capitolo dopo l’altro, portando la narrazione anche molto lontana rispetto al momento in cui per la prima volta compare sulla scena, senza che vengano approfonditi tutti i particolari. Ma nella realtà la vita non è come in un romanzo: anche dove finisce, anche dove si vuole cancellare qualcosa del passato definitivamente una volta per tutte e magari andare avanti, le conseguenze che scaturiscono sono molteplici e una fine non la trovano mai, c’è sempre chi resta ad affrontare gli effetti collaterali.

E così, per quanto riguarda il romanzo, in conclusione ci si imbatte la testimonianza della dottoressa di Alé, che pecca innegabilmente di negligenza professionale; si sente la leggerezza agrodolce del punto di vista di Sara, la sorella di Isabel, in merito alla sua scomparsa; si percepisce il dolore di chi rimane sorpreso e abbandonato dopo la morte dei propri cari, come il lettore sa che capiterà a Mariangela della Casa degli Amici pelosi, e come realmente accade ad Alberto, possessivo padre di Nina. 

Circolarmente, l’ultimo paragrafo è dedicato a un frangente che segue la vicenda di Tommy e Salvo, intrappolati nelle stesse dinamiche in cui si trovavano invischiati sin dall’inizio. 

Madama Matrioska enfatizza, con le vicende che contiene e che stratifica, tematiche su cui fa bene poter riflettere con la leggerezza e l’ironia che contraddistinguono l’opera: la necessità di tenere viva la speranza, come insegna la tenacia Isabel; l’importanza di essere in grado di prendere decisioni che permettano di vivere bene con se stessi, per evitare il tracollo di Gioele e per non ridursi alla passiva accettazione degli schemi sociali in cui si trova Cecilia; la rilevanza fondamentale delle relazioni interpersonali, familiari ma non solo, mostrate sia nei personaggi principali, le loro famiglie, parallelismi e contrasti oppositivi tra alcuni di loro, sia nel capitolo finale, in cui vengono approfonditi frangenti secondari delle storie proprio attraverso particolari relazioni.

Nel complesso, ogni personaggio, a modo suo, mostra una diversa declinazione di controllo della propria vita, sottolineando come ognuno abbia modalità differenti di tirare una riga e andare avanti.


  1. Anja Boato, Madama Matrioska, Accento edizioni, Milano, 2023, p. 15 ↩︎
  2. Ivi, p. 22 ↩︎
  3. Ivi, p. 23 ↩︎
  4. Ivi, pp. 60-61 ↩︎
  5. Ivi, p. 76 ↩︎
  6. Ivi, p. 79 ↩︎
  7. Ivi, p. 115 ↩︎
  8. Ivi, p. 27 ↩︎
  9. Ibidem ↩︎
  10. Ivi, p. 51 ↩︎
  11. Ivi, p. 163 ↩︎

Aratea cultura

https://phd.uniroma1.it/web/ANJA-BOATO_nP2003902_IT.aspx

Di Valeria Lamastra

Valeria Lamastra

Redattrice in Letteratura