L’insostenibile indifferenza dell’essere
Se c’è una cosa al mondo certamente insopportabile per gli uomini, esseri
imperfetti, è l’indifferenza davanti al loro desiderio di compimento. È la
straziante mancanza di spiegazione da parte delle cose, o delle persone, come
risposta all’insaziabile bisogno di una verità assoluta. Già nell’antichità infatti,
filosofi come Eraclito non soddisfano tale sete, perché affermano che in realtà
tutto scorre, che non ci si bagna mai nello stesso fiume, perché le cose cambiano
e così anche l’anima. L’uomo si ritrova assetato di eterna stabilità,
ma niente lo è, nemmeno la sua sorgente di vita: l’acqua. Come un viandante
nel deserto che più beve, più ha sete, egli si lascia guidare dalle
credenze, senza trovare La Verità ultima. (Chi ha mai detto ci sia?).
L’unica costante è il fastidio del continuo scorrere e mutare di tutto, dell’acqua come delle certezze,
causa di una sofferenza che solo millenni dopo, la penna di Guccini ha saputo
cogliere egregiamente nella sua canzone (non a caso) intitolata acque: ‘Ma
l’acqua gira e passa e non sa dirmi niente, di gente e me o di quest′aria bassa’.
Cosa resta di tutto questo mutare e trasformarsi? Potrebbero rimanere le
parole scritte, elogiate da Rino Gaetano che dichiara a suo tempo ‘io
scriverò, perché cerco un mondo diverso’. Forse nella scrittura qualcuno
cerca di cristallizzare un istante, un pensiero, per renderlo durevole,
immutabile. Ma anche i fogli bruciano, e persino il fuoco muore con l’acqua,
che passa ‘ottusa e indifferente, cammina e corre via, lascia una scia e non
gliene frega niente’.
Davvero il mondo sarebbe migliore, se perfetto?