L’inespresso. il paradosso della solitudine
Per quanto sia facile mentire a se stessi, nessuno si salva dall’esperienza della solitudine, anche se spesso la si fugge. Inoltre non se ne parla quasi mai, quindi è difficile definirla in modo soddisfacente, ma potremmo ricondurla a una constatazione di fondo: l’impossibilità degli altri di arrivare a comprendere me come soggetto. Infatti l’altro è sempre una coscienza che mi vede da fuori, come oggetto, e quindi non potrà mai assumere il mio punto di vista sul mondo, mai riuscirà a entrare nella mia coscienza e condividere il mio vissuto. Soli ci nasciamo, come dice Franco Califano in La Solitudine: “è un’abitudine ma che non decidi tu”. Abitudine del sentirsi unici testimoni di noi stessi. Nasce qui però un paradosso strutturale: tutti siamo soli, in quanto relegati alla nostre coscienza, ma non è questo un pretesto per scoprirci umanamente uguali e in buona compagnia? Le due cose non si contraddicono, anzi realizzano contemporaneamente il fragile equilibrio che ci tiene in vita: la solitudine è solo un piatto della bilancia, e più pesa, più anche l’altra parte di compagnia diventa ingombrante.
L’incomprensione che alimenta la solitudine si trasforma così in possibilità di comunicazione, sostenendo un paradosso conciliato dalle parole di Giorgio Gaber: “la solitudine non è mica una follia, è indispensabile per stare bene in compagnia”. Non bisogna condannare, rifiutare, o nascondere uno dei due poli, perché l’illusione di non essere soli impedisce la creazione di rapporti veri. La compagnia senza condivisione di solitudine è forse solo una distrazione che funziona finché questa, per farsi ascoltare, non rompe l’equilibrio della bilancia che tiene insieme noi e il mondo, facendosi sentire persi e sbagliati. Come continua Gaber “C’è chi ama o fa sfoggio di bontà, ma non è lui, è il suo modo di farsi accettare di più, anche a costo di scordarsi di sé, ma non basta mai”.
Solitudine fastidiosa è quella di chi vede il mondo in bianco o nero. Piacevole dolore quella di chi sa vivere nel paradosso.