L’inespresso
Inizia la rubrica dove la redattrice di filosofia Anna Rivoltella affronta tematiche esistenziali e troppo spesso tenute per se stessi, basandosi sulle risposte dei lettori e i pensieri di alcuni filosofi. Per partecipare basta rispondere al box domande nelle storie del suo profilo Instagram dicendo la propria riguardo al tema proposto affrontato nella settimana. I contenuti vengono poi rielaborati e pubblicati in questa sezione per dare voce, importanza e parole a “L’inespresso”.
Abbiamo tutti una cosa in comune: esistiamo. Eppure pochi ammettono che nessuno ne conosce il motivo. In ogni caso, ci sono infiniti modi di ingannare il tempo che ci è concesso nella breve parentesi di vita, che si apre con il primo desiderio e si chiude con l’ultima accettazione. A prescindere dalla nostra consapevolezza del vivere, siamo abili a trovare distrazioni per non cadere nel nulla che sarebbe la realtà spogliata della nostra interpretazione di essa. Tant’è che riempiamo l’iniziale vuoto di ogni giorno con ambizioni, progetti, ideali, storie, arti, viaggi, passioni, fantasie, ribellioni, guerre, giochi. Ma ci sono momenti in cui la fuga non è possibile, i viaggiatori sono stanchi, e la coscienza non riesce ad abbellire il suo sottosuolo con fiori profumati di quotidiano. In questi momenti sembra impossibile avvicinarsi allo scopo sotteso forse a qualsiasi azione, ovvero godersi la vita. La frattura tra me e il mondo è insanabile, perché inconciliabile è la differenza tra il desiderio di completezza e la finità di ogni cosa. Accolta questa verità, si può fare del paradosso un luogo da abitare, e non un fastidio da fuggire. Presentare la condizione umana come un ospite gradito al pubblico è inutile, perché la mente da sola poi viaggia in distese deserte dove incontra la solitudine, la paura dell’abbandono, l’angoscia della morte, l’ansia dell’inadeguatezza, la noia della normalità, il timore della felicità. Di fronte a questo paesaggio, ogni sforzo sembra vano, e ci sentiamo inadatti ad affrontare i sentimenti che non abbiamo scelto di provare ma che ci troviamo addosso. A questo punto la filosofia interviene rivelando la sua azione guaritrice che ricuce la distanza tra sé, gli altri, e il mondo, per rivelare che è più corta di quanto pensiamo. Anche se ognuno è un modo attraverso cui il mondo si manifesta, e quindi diverso, leggere i pensieri profondi degli esponenti della propria epoca permette di guardare la realtà mediante altri occhi e concepirla secondo coscienze altrui, avvicinandoci. Questo scambio di intimità permette di vivere una vita esplorando nel frattempo quella di molte persone, come anche di guardare la propria da punti di vista diversi. E grazie all’eredità di pensatori passati ma ancora attuali, si possono illuminare di infinite gradazioni i pensieri che appartengono anche a noi, per farceli conoscere, apprezzare, accettare, per godere della vita nonostante la sua insita contraddizione, che diventa abitabile se coltivata insieme. Perché non c’è sensazione umana che non sia condivisibile, e siamo qui per dare parole a ciò che, altrimenti, ci farebbe sentire soli: l’inespresso