Premi Letterari,  Premio Strega Europeo

“L’educazione fisica” di Rosario Villajos – Premio Strega Europeo 2024

di Lara Bortolai

Catalina fa l’autostop. O meglio, aspetta che qualcuno si fermi e la porti a casa prima del coprifuoco dei genitori, prima delle dieci. Seguiamo il flusso dei suoi pensieri scanditi in capitoli dal disegno di un orologio le cui lancette pian piano si spostano, mentre Catalina è ferma sul ciglio della strada.

Di lei scopriamo pian piano che ha sedici anni, che ha appena subito una violenza da parte del padre della sua cara amica Silvia, mentre era da lei nella casa in campagna, che da piccola ha vissuto un grosso intervento e ora ha una cicatrice sotto l’ombelico, che ha avuto un ragazzo, Juan. Scopriamo che è tesa tra il terrore del rientro a casa tardi e della conseguente punizione e reclusione che le imporranno i genitori e quello di fare l’autostop, lei, una ragazzina, a cui potrebbe succedere qualcosa di simile al fatto di cronaca che ha sconvolto da poco la Spagna. Non viene mai nominato esplicitamente, ma si tratta del delitto di Alcàsser[1], che aiuta il lettore a collocare il tempo della narrazione, quindi, nell’estate del 1994.

Diciamo pure che potrebbe anche essere ieri per due ragioni, ovvero che il tempo di Catalina è quello sospeso e universale dell’adolescenza – dove i riferimenti sono i Nirvana, i miti studiati a scuola, E.T., la polvere di fata di Peter Pan – e che anche oggi nessuna ragazza sola agita il pollice senza neanche un po’ di timore.

Qui sta proprio la sostanza del romanzo di Rosario Villajos (Córdoba, 1978)[2] L’educazione fisica (Guanda, 2024, traduzione di Roberta Arrigoni): la metamorfosi della bambina in donna è indissolubilmente legata al suo corpo e, quindi, allo sguardo mortificante e rapace del mondo su di lei, dentro di lei. Catalina si trova in mezzo a una bufera di realizzazioni, scandaglia ogni cosa intorno a lei e nel suo passato attraverso il disagio in cui – a vari livelli di consapevolezza e di intensità – ogni donna della sua età annaspa e che, spesso, non smetterà mai più di provare.

Nel libro il catalogo dei soprusi è a tratti parossistico e, tuttavia, il lettore e, soprattutto, la lettrice, non può che ritrovare nel suo vissuto la stragrande maggioranza delle situazioni narrate. La madre anoressica e ossessionata dall’invecchiamento e dall’estetica di un corpo che non ama, il fratello bambagiato in famiglia in quanto maschio, i padri sinistri, da quello di Catalina anaffettivo e impaurito dal corpo della figlia a quello violento dell’amica Amalia o a quello di Silvia, sì, proprio quello che dopo aver fatto i suoi comodi farfuglia a Catalina «Scusa…» e poi aggiunge: «ma è colpa tua. »; il cat calling, il bullismo nel gruppetto di ragazzini che la escludono e mortificano perché femmina, le molestie sui mezzi pubblici, la gara maschile per la perdita della verginità a danno delle fidanzatine… L’elenco dura 266 pagine e, forse, rimane proprio poco più di un’enumerazione di casi. A scapito di una riflessione che si faccia più profonda e che vada al di là dell’etichetta, sicuramente comunque l’effetto di tale accumulo è forte e dà lo scossone di una complessità che esiste e che travolge il lettore tutta in una volta.

Non aiuta la scelta di una narrazione in terza persona con una forte focalizzazione su Catalina che non è chiaro se svolazzi da una frase all’altra mimando con più o meno successo il pensiero di una sedicenne, oppure, in qualche luogo, manchi proprio di spessore. A tratti la voce sembra spiegare meglio laddove Catalina non arriva, ponendosi appena più in alto, ma a quel punto frustra il rapporto col lettore nel momento in cui non sembra aggiungere molto in termini di profondità e rimane stilisticamente vicina alla scrittura a volte un po’ sentenziosa e semplicistica oppure “ad effetto” a cui siamo abituati e che possiamo anche apprezzare in certi paragrafetti ben confezionati per i messaggi social, ma che può deludere in un libro. Forse la scelta è proprio quella di rimanere dentro il registro di pensiero della protagonista sedicenne, ma la necessità di bilanciare quest’esigenza con quella di veicolare un secondo livello, più autoriale, di un certo messaggio e di consapevolezza nel lettore, ogni tanto perde in termini di forza stilistica.

Cito come esempio un passo nella pagina finale del libro (in generale un altro elemento di debolezza sono proprio forse i luoghi di soglia del romanzo, in apertura anche più che in chiusura):

Cena in silenzio, seria, fingendo di seguire il telegiornale. È sicura che se anche le fosse successo qualcosa, ma non qualcosa come quello che le è successo oggi, qualcosa qualcosa, qualcosa di peggio, come direbbe mamma, lei non ne farebbe parola, perché sa che altrimenti le proibirebbero di uscire. L’idea di essere aggredita, di essere violentata, di incappare in altri mille padri come quello di Silvia la spaventa meno della prospettiva di finire rinchiusa in una gabbia o in una scatola bucherellata. Papà e mamma le direbbero che la pensa così solo perché non le è ancora davvero successo niente, ma lei sa già che la lista delle vessazioni subite e da subire è ben più lunga di quella delle cose che deve ancora fare nella vita.

Rosario Villayos, L’educazione fisica, Guanda, 2024, pp. 265-266.

È però una chiave di analisi forse più utile inquadrare il romanzo accanto a quelli che comunemente si definiscono young adult, laddove la semplicità stilistica così come la nettezza di certe riflessioni possono essere in realtà un forte incentivo all’avvicinamento a tematiche importanti e complicate di un pubblico più giovane, di tante Catalina che possono ritrovarsi nei suoi pensieri, nei suoi sforzi di dare parole e forma a una complessità che investe qualsiasi donna voglia viversi liberamente.


[1] Delitto di Alcàsser – Wikipedia.

[2] Rosario Villajos è nata a Córdoba nel 1978 e attualmente risiede a Madrid. Diplomata in Belle Arti, ha lavorato nel campo della musica, del cinema e in ambito artistico e culturale. Con L’educazione fisica, il suo primo romanzo pubblicato in Italia, ha vinto nel 2023 il prestigioso premio Biblioteca Breve. Per conoscere la sua bibliografia precedente: rosario villajos.

L’educazione fisica – Guanda

Aratea Cultura

Lara Bortolai

Redattrice di Letteratura