“La ricreazione è finita” di Dario Ferrari – Recensione
Il secondo libro di Dario Ferrari, dopo l’esordio in giallo con La quarta versione di Giuda (Mondadori, 2020), è un romanzo ambizioso che cerca di tenere insieme dramma accademico, ritratto generazionale e indagine sociale. Libro dell’anno 2023 per Fahrenheit, ora è anche vincitore del Premio Booktube Italia 2024.
La ricreazione è finita (Sellerio, 2023) ha come protagonista Marcello Gori, trentenne viareggino che, dopo un decennio di Lettere a Pisa, si trova ad essere, suo malgrado, un adulto. Vive di lavoretti, frequenta lo stesso gruppo di amici e ha la stessa fidanzata da quando si è iscritto all’università. Non volendo ereditare il bar di famiglia sceglie, un po’ per caso, un po’ per scherzo, di tentare il concorso per un dottorato di ricerca e, fortuitamente, lo vince. Questa deriva di eventi, al cui controllo Marcello cerca sempre di sfuggire, lo porterà a indagare la vita e le opere di Tito Sella, letterato e terrorista rosso viareggino, sotto la direzione del Professor Sacrosanti, decano dell’Università di Pisa.
È così che inizia un percorso da underdog tra gli intrighi accademici, le rivalità tra colleghi, i convegni, le pubblicazioni che nessuno legge ma che determinano vita e morte di un ricercatore. Scorre parallelo il processo di studio e immersione negli scritti di Sella, con cui Marcello si identifica e si specchia, arrivando a comporre un testo autobiografico apocrifo a partire dalle carte dello scrittore. Gradualmente il protagonista strappa dall’inerzia la propria vita e sembra prenderne finalmente il timone. L’occasione di un viaggio a Parigi per conservare gli archivi di Sella, prima snobbato e poi inseguito, si trasformerà in una definitiva occasione di rottura con la vita passata.
In parallelo alla cronaca dei cambiamenti nella vita di Marcello scorre un secondo piano narrativo, quello delle memorie autobiografiche di Tito Sella, rielaborate da Marcello in un apocrifo narrativo a partire dai diari rinvenuti in archivio. La traiettoria di Sella, studente viareggino politicizzato nelle prime occupazioni liceali e poi membro dell’improvvisata “Brigata Ravachol”. La genesi della cellula militante è tratteggiata con cura, sicuramente frutto di approfondite ricerche nella storia dei movimenti extraparlamentari degli anni Settanta e contribuisce alla credibilità della vicenda.
I paralleli tra Marcello e Tito si infittiscono, fino a raggiungere uno spannung; il momento in cui si decide che “la ricreazione è finita”: la presa di responsabilità dell’età adulta per Marcello, un’azione politica che sarà sicuramente un punto di non ritorno per Tito. Se la differenza tra l’inerzia di un ultratrentenne pigro che deve solo accettare di diventare sé stesso e il coraggio di un militante politico che mette la sua vita a repentaglio per una causa è abissale e riflette, non senza sottotesti morali, la realtà contemporanea, è il sottile filo di incertezza che permea entrambe le storie, fino alla fine, che costituisce l’aspetto più interessante della costruzione narrativa di Dario Ferrari.
La prosa di Dario Ferrari è sicura e sa andare felicemente oltre alla paratassi, fino al periodare più marcatamente (e giustamente) novecentesco del diario di Sella. C’è da dire che i personaggi di contorno alle vicende di Marcello, dalla fidanzata di lungo e stanco corso, gli amici d’infanzia goffamente invecchiati, i genitori, i compagni e rivali di università non reggono il confronto, in quanto a tridimensionalità psicologica e ambiguità che generano interesse nel lettore.
La ricreazione è finita è divertente nel ritratto più realistico (purtroppo) che grottesco dell’Accademia italiana, convincente nello sviluppo della trama, scorrevole e sicuramente meritevole di una lettura. Se forse il tentativo di risultare un affresco generazionale non riesce appieno – a parte alcuni riferimenti alla cultura pop contemporanea il romanzo affronta temi ormai transgenerazionali e più legati allo stato di cose italiano degli ultimi decenni –, l’autore riesce ad affermarsi come una voce interessante e solida del panorama contemporaneo e lascia buone speranze per le sue prove future.