Critica di Prosa,  Letteratura

La ferita della Storia. “Con gli occhi chiusi” di Edurne Portela

di Niccolò Gualandris

Ultima aggiunta alla collana Amazzoni di Voland, Con gli occhi chiusi di Edurne Portela è un romanzo che, attraverso una doppia linea narrativa, si immerge nella ferita aperta della guerra civile spagnola, tessendo riflessioni sulla memoria di una piccola comunità.

Una coppia di mezza età si trasferisce in un paesino pedemontano – Pueblo Chico – in via di spopolamento, sfruttando l’opportunità del lavoro da remoto per sperimentare un nuovo stile di vita, più in contatto con la natura e lontano dal caos cittadino. Tra escursioni in montagna e giardinaggio, la vita di Ariadna ed Eloy sembra prendere una piega migliore; rimane solo la sfida dell’integrazione.

Una seconda linea narrativa ricorda avvenimenti di molti anni prima: una guerra dei soldati e l’uccisione dei propri genitori, gettati in una cavità di roccia nella Sierra da un falangista. La voce, ci verrà svelato, è quella di Pedro, ora anziano taciturno del paese ma bambino ai tempi della guerra. Attraverso il suo racconto parallelo il lettore ricostruisce frammentariamente il passato del paese e della Spagna, ancora troppo caldo per poter essere dimenticato.

Pedro viene adottato dalla famiglia dell’aguzzino dei genitori e diventa un bambino, un ragazzino, un uomo silenzioso e rancoroso; pieno di amore per gli animali e odio per gli uomini. Negli anni si trasforma in una presenza stabile, quasi rassicurante per gli abitanti del paese, un personaggio caratteristico e tutto sommato innocuo.

Io sono come la sierra, sono sempre qui, a volte mi si vede e a volte no. Quando non mi si vede mi occupo delle mie cose, dei miei segreti, mentre quando mi si vede, li tengo per me. Sono qui ma nessuno sa cos’abbia dentro.

Edurne Portela, Con gli occhi chiusi

Ariadna nel frattempo svela un segreto familiare, che indissolubilmente lega suo padre e lei a Pueblo Chico mentre Pedro fa luce sulla misteriosa sparizione del padre adottivo.

Le due narrazioni procedono parallele, avvicinandosi solo nei momenti di incontro fisico tra i protagonisti, nel presente. Sembra quasi che il paese incarnato in Pedro abbia degli occhi e una mente per giudicare i due nuovi venuti. 

Come la sierra, io vedo ogni cosa benché loro non vedano me. Loro sono come le nuvole, sono di passaggio. A un certo punto si mostrano e poi scompaiono. Il vento le porta qui e le porta via. E la sierra le rompe.

Edurne Portela, Con gli occhi chiusi

Sempre evocativa, la prosa di Portela a volte rischia di risultare troppo oracolare; con frasi sentenziose che sono tuttavia gestite con equilibrio nei periodi. La tensione crescente nei due misteri connessi che devono essere svelati è ben calibrata e tiene incollati alla pagina. Con gli occhi chiusi si getta senza reticenze nell’abisso della Storia, facendo parlare le rocce della sierra, il vento e il sole, testimoni immortali di ogni crimine degli uomini. 

Nel paese dai confini invisibili che segnavano la linea di separazione tra essere e non essere ci sono luoghi che ancora ricordano, luoghi dove, se ti fermi ad ascoltare con attenzione, puoi sentire voci che raccontano cose del passato.

Edurne Portela, Con gli occhi chiusi

La lezione che Edurne Portela sembra voler trasmettere ai lettori, con una scrittura ritmata, semplice, senza eccessi ma fortemente evocativa, riguarda il nostro rapporto con i luoghi che portano sempre le tracce del passato. Sta a chi li abita, a chi li abbandona, a chi li riscopre il compito di ascoltarli e interrogarli: sempre che si voglia sapere cosa possono raccontarci.

https://www.arateacultura.com/

Niccolò Gualandris

Vicedirettore e redattore di Letteratura