Jean-Luc Godard, la morte di un mito
La mattina del 13 Settembre è venuto a mancare, all’età di 91 anni, Jean-Luc Godard; per il mondo del cinema è un grave lutto. Stravagante, sfrenato, carismatico, sorprendente, ironico, rivoluzionario, geniale, libero e ancora, stravagante, sfrenato, carismatico, sorprendente, ironico, rivoluzionario, geniale, libero. Questi sono gli aggettivi attribuiti a Godard che troviamo nel trailer del film “il mio Godard” di Louis Garrel, e crediamo che non si possa descriverlo diversamente. E’ proprio questo. Qualcosa che non poteva non essere francese, che non poteva non vivere in simbiosi con la mitica Cinématèque française, all’epoca ancora situata a Trocaderò, quasi alle pendici della Tour Eiffel, con la contestazione del Maggio francese, con l’odio verso il ministro della cultura conservatore André Malraux e il rifiuto del Gaullismo. Ma questa è solo una piccola parte. Poi c’è “à bout de souffle”, dove Parigi si apre tra gli Champs-Elysèes, con quella scena meravigliosa che tutti conoscono, che un caro amico di Godard, Bertolucci, non poteva non riprendere in un suo film sulla Parigi dell’epoca. Poi c’è il Godard che non perdona, quello che si fa il personaggio intransigente del “vogliamo l’impossibile”, quello che non accetta di essere un borghese e fa di tutto per contestare addirittura se stesso. E’ il Godard del maoismo, poi deluso poiché i cinesi non avevano capito la Chinoise, così come Godard e buona parte dei maoisti europei non avevano capito il maoismo. Poi l’amicizia con Pasolini e le lettere di fuoco a Truffaut. L’amore sfrenato per Anna Karina e il rapporto con un carattere tutto parigino che lo rendeva burbero e rivoluzionario allo stesso tempo già da giovane.
Godard è un uomo che ha fatto la storia, anche nelle sue contraddizioni, nei suoi errori, nei film sbagliati e nelle concezioni ideologiche poi distrutte dalla storia. Ma Godard ha fatto la storia e continueremo a sognare quella Nouvelle Vague che andava a ritmo di “fino all’ultimo respiro”.