“Intermezzo” di Sally Rooney: il suo libro più maturo, ma non il migliore
Una miscela di garanzie e novità
Se c’è un aspetto in cui Sally Rooney rimane fedele a sé stessa nel suo quarto romanzo, Intermezzo, è che anche questa volta è stata all’altezza delle aspettative. L’autrice irlandese, già amata dal pubblico per i precedenti Conversation with a Friend, Normal People e Beautiful word where are you, questa volta ha deciso di mettersi alla prova con un romanzo che presenta molti aspetti sperimentali.
Il romanzo vuole raccontare come si sviluppano le vicende di due fratelli, Peter e Ivan Koubek, a seguito della morte del padre. La coppia ha un rapporto ridotto all’essenziale a causa delle divergenze caratteriali e della differenza d’età. Peter infatti è un avvocato di 32 anni che vive in maniera così intrinsecamente ipocrita da non accorgersene, sempre pronto a parlare di principi e a non rispettarli. Ivan, 22 anni, è un ragazzo per certi versi geniale e appassionato di scacchi, che viene percepito come fragile. Il rapporto maturato tra i due, nato come protettivo, è diventato ormai opprimente.
Ciao Ivan. Voglio scusarmi per quello che è successo a cena. Mi sa che in quanto fratello maggiore a volte dimentico che ora sei un adulto con una vita tua. Al momento la tua situazione mi sembra complicata e se vuoi parlarne io ci sono. Dopo aver digitato quelle parole si è preso un momento per valutarne il sentimento e l’ha trovato, nel complesso, generoso. Addirittura convincente. Ci sarebbe davvero stato, se Ivan avesse voluto parlarne? Una prospettiva non priva di soddisfazione morale: lui che ascoltava, saggio, imperturbabile, pronto a dare buoni consigli. Lui come sempre il piú grande.
Gli scacchi
L’elemento degli scacchi è più volte richiamato all’interno del romanzo, a cominciare dalla copertina e dal titolo, dove la parola “intermezzo” richiama una mossa inaspettata che costringe a una reazione immediata, un’interruzione della strategia precedente in favore della creazione di un equilibrio diverso. Ed è la creazione di questo equilibrio il motore dell’intera vicenda, la decisione dei due fratelli di riconciliare anni di conflitto o piuttosto decidere di non parlarsi mai più. Si nota quindi la capacità di Sally Rooney di tenere incollato il lettore alla pagina, che ormai possiamo definire una garanzia, a cui si aggiunge la novità del fatto che questa volta la spannung non è legata alla storia rosa, ma al legame tra i due fratelli.
Dei due, il minore (Ivan) ha un rapporto di amore e odio con gli scacchi. Poiché gli viene facile vincere le partite, da fuori “gli altri” pensano che lui sia un genio scacchistico con tratti di autismo, imbattibile e forse anche senza sentimenti. Tra questi “altri” c’è Peter, che non si è accorto che il fratello è in realtà fermo da anni e non riesce a salire di ELO, e a diventare maestro.
A un evento in cui Ivan gioca dieci partite in contemporanea conoscerà Margaret, una donna che lo attrae fin da subito e da cui si sentirà completamente compreso, caso più unico che raro viste le difficoltà sociali che lo caratterizzano.
In macchina continuavo a ripetermi una cosa: che se entravi in casa con me non dovevo mettermi a parlare di scacchi. Sinceramente si sono già presi troppo della mia vita. Se devo dire l’assoluta verità, ci ho dedicato troppo tempo, considerato che non sono poi così forte. Anche se mi intristisce molto ammetterlo. Sai, un sacco di gente mi ha sempre detto che ci dedicavo troppo tempo, e io pensavo che non capissero. Ora invece penso che forse ho davvero sprecato un bel pezzo della mia vita.
L’eco dell’Ulisse di Joyce
Come negli scacchi, i capitoli tendono a vedere un alternarsi dei turni tra Peter e Ivan. I capitoli di Peter sono quasi interamente scritti utilizzando un flusso di coscienza in terza persona, per evidenziare quanto questo personaggio sia una banderuola, le cui sensazioni gli scorrono addosso senza davvero colpirlo e senza portarlo a reagire. Questa inettitudine diventa evidente quando si esplora la sua situazione sentimentale: una parte di lui infatti vive nella rettitudine per avere l’approvazione di Sylvia, la ragazza che è nella sua vita da anni, ma con cui non può stare insieme. Un’altra si lascia scivolare nella depressione, compiendo atti che non approva e cercando un senso nella relazione con Naomi, una ragazza molto più giovane di lui di cui fa fatica a parlare.
Ora, accanto a Sylvia su Stephen Street, respira l’odore di gas di scarico e la buia aria notturna. Consolante, in un certo senso. Tutto nella vicinanza di lei lo è. E perché? Lo sa lui perché, no, non lo sa, non vuole sapere se lo sa o no. Il conforto di una lunga frequentazione. Apre uno spazio di quiete in cui finalmente lui sente quanto è stanco, quanto è depresso. Forse avrebbe fatto meglio a restare da Naomi, a farsi e a giocare a Call of Duty coi suoi coinquilini, narcotizzandosi fino ad addormentarsi. Ora, accettando la consolazione, deve anche accettare di averne bisogno. Perché suo padre, a cui non è mai stato particolarmente vicino, è morto poco piú che sessantenne dopo cinque anni di cure per il cancro. E ora è in un certo qual modo il capofamiglia di una famiglia che ha cessato di esistere.
La scelta di narrare la storia di questo personaggio con il flusso di coscienza risulta molto azzeccata, anche se appesantisce il racconto. Altro espediente efficace è farlo vagare per Dublino, città che aveva fatto da sfondo anche all’Ulysse di Joyce e agli altri racconti di Sally Rooney. Ma questo romanzo si spoglia di molti elementi autobiografici caratteristici dell’autrice, come la costante presenza di uno scrittore o una scrittrice, e fa posto a nuovi elementi, come la rilevanza dell’età anagrafica data in questo libro. Infatti, la scrittrice ha oggi 34 anni, e agli usuali personaggi ventenni troviamo alternati personaggi come Peter, di 32, o Margaret, di 36 anni. Queste figure sono accomunate da un totale cambiamento di prospettiva rispetto ai personaggi più giovani, un disfacimento dei sogni e una totale disillusione.
Margaret è importante anche perché, proprio come Molly Bloom dell’Ulysse, è l’unica prospettiva femminile inserita nel libro. Nell’Ulysse la narrazione è affidata a due figure maschili antitetiche, Stephen Dedalus, di 22 anni, e Leopold Bloom, un uomo inetto che accetta passivamente il suo status di marito tradito. Margaret aggiunge alla narrazione la propria storia e la propria visione di donna adulta e matura, e la difficoltà di fare ciò che le piace dopo aver lavorato duramente per raggiungere un equilibrio interiore e sociale.
Infine, la tematica erotica che fece scalpore al tempo di Joyce è ben presente in Intermezzo, come anche nei romanzi precedenti, perché parte integrante dei legami che coinvolgono i personaggi. I parallelismi – anzi, Sally Rooney ha parlato proprio di una rilettura scorretta (misreading) dell’Ulisse – sono evidenti. Del resto, lo stesso Joyce riprendeva allontanandosene enormemente Omero, quindi l’azione letteraria dell’autrice irlandese è più che lecita.
Perché Intermezzo è il libro più maturo di Sally Rooney, non il migliore
Il quarto romanzo di Sally Rooney è suo libro più maturo, ma solo per ora. È frutto della consapevolezza di dover cambiare rispetto a una trilogia molto simile per stile e struttura: i libri precedenti avevano molti punti di contatto, senza risultare mai noiosi per la variazione dei temi proposti. Intermezzo li supera tutti per novità, eppure la forte influenza dello stile narrativo di Joyce fa sì che questo non sia il suo libro signature, quanto piuttosto un interessante esperimento, irripetibile. Tuttavia è più un libro destinato agli affezionati di Sally Rooney che a chi vuole avvicinarsi all’autrice per la prima volta, proprio per questa commistione di stili e per l’influsso joyciano. Libri come Normal people, equilibrato e ipnotico, sono probabilmente una firma più autentica della scrittrice irlandese.
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