I giorni furiosi – Stefano Tarquini
Per apprezzare la poesia di Stefano Tarquini bisogna amare la carne, la visceralità, la crudezza delle forme, delle espressioni. Voler toccare con mano l’essenza del testo, aggrapparvisi, stringerla, farla propria. Amare una poesia da portare sempre con sé.
Per recensirlo, bisogna essere tra quegli scrittori che amano la semplicità delle parole che riescono a colpirti al cuore, le più difficili, oppure bisogna conoscerlo bene, lui e il guizzo di gioia che brilla nei suoi occhi quando scrive, quando si estranea e trasforma un’immagine in un componimento. Un palazzo abbandonato, un bosco fitto, frutti della terra che mancano o abbondano, una donna, una tempesta, una casa in riva al mare: d’un tratto diventano inchiostro.
Stefano Tarquini è un dolce poeta contemporaneo che tocca le corde del lettore disegnando per lui l’anima del mondo.
Il sangue di domani
Con un sorriso idiota
affronteremo le altezze,
accartocciando pensieri ad uno ad uno.
E come mani in tasca,
fogli infreddoliti di giornale
soffieranno via,
il sangue di domani.
Lo sentite il rumore dei pensieri scribacchiati su pezzi di carta, nascosti nelle tasche? Sono i miei pensieri, ne faccio quel che voglio, li leggo, li cancello, li riscrivo. Sento il sangue scorrermi nelle vene, lo stesso sangue che sputo su quei pensieri, tentando di dar loro un senso, di accompagnarli verso una strada che non so dove porta, e che mi fa paura.
Bufera
Avessi voluto quiete,
sarei rimasto a guardare
le barche silenziose ormeggiate
al porto.
Ma io voglio
il vento africano che spazza via,
l’onda grossa che ingoia il giorno, e singhiozzano
lampi temerari/flash nella notte meravigliosa,
mistica/stanca,
e tuoni assordanti gridano,
cavalloni altissimi mordono le spiagge di lidi abbandonati a sé
stessi,
e gli occhi rossi per la sabbia bollente,
ridono.
Sarò una foglia di oleandro che gorgoglia un’ultima parola,
prima della bufera.
Bufera racconta la storia di un uomo che combatte tra la quiete e la tempesta. Tra la tranquillità, il silenzio, e il vento, i lampi, le grida. La grande onda ti colpisce e ti butta giù. Senti l’adrenalina salire quando l’acqua arriva; poi resti spezzato a terra sulla sabbia. E’ un continuo su e giù: bianco e nero, alto e basso, sole e pioggia, bene e male.
E voi? Preferite un porto calmo oppure uno burrascoso?
Respiro
Stringerò in un abbraccio il tuo respiro
aspettando che si faccia notte,
e mischierò le tue lacrime alle mie
per vederti ridere di nuovo.
Il calore di un respiro, di un abbraccio, di un sorriso, il calore delle lacrime: è quel calore che tutti nella vita dovremmo incontrare almeno una volta. Nella brevità di queste parole c’è una malinconia che trafigge, che spezza in due l’anima; una parte che vive di ricordi e una parte che prova ad andare avanti raccogliendo i frutti che la natura offre ogni giorno. A volte il raccolto è più abbondante, a volte c’è siccità.Ma forse il segreto è proprio questo: camminare ogni giorno ricercando nel mondo il suo calore più vero.
Una recensione di Linda Di Fazio
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