Cinema

Giovanna Mezzogiorno: ti racconto il mio cinema

di Luca Gritti

Giovanna Mezzogiorno è, con tutta probabilità, una delle più grandi attrici italiane viventi. Azzardiamo questa definizione che pure, probabilmente, l’interessata respingerebbe, visto l’atteggiamento estremamente riservato ed estraneo al divismo che ha sempre mantenuto nella sua carriera, e soprattutto negli ultimi anni. Eppure, non ci sembra una definizione peregrina: poche attrici possono vantare una filmografia come quella della Mezzogiorno. Tenuta al riparo dalle telecamere per tutta l’infanzia, sotto l’ala protettiva degli ingombranti genitori entrambi attori- e soprattutto del padre, Vittorio Mezzogiorno, uno dei grandi del teatro e del cinema italiano del Novecento- da giovanissima viene provinata negli Studios americani e poi, in un passaggio cruciale della sua crescita professionale, frequenta la scuola di teatro di Peter Brook, maestro avanguardista che la formerà in modo indelebile, soprattutto per l’intensità sulla scena e la professionalità rigorosa nel modo di lavorare, la cura maniacale del dettaglio. Uscita dalla scuola, iniziano i film. Dapprima Il Viaggio della Sposa, grazioso film d’ambientazione medievale diretto e interpretato da Sergio Rubini; poi lo struggente Del Perduto amore di Michele Placido, un ambizioso ed in parte riuscito tentativo di fare un affresco politico e sociale dell’Italia del Secondo Dopo Guerra, ed in cui la Mezzogiorno ha anche una scena finale bellissima ed impegnativa, in cui da pasionaria socialista muore durante un comizio come Berlinguer qualche anno prima.

Ma è all’inizio degli anni 2000 che la Mezzogiorno ha la sua consacrazione di attrice di statura europea. Il trittico di film L’ultimo Bacio (2001), La Finestra di Fronte (2003) e La Bestia nel cuore (2005) sono successi internazionali che valicano i confini dell’Europa- L’ultimo bacio avrà un remake americano e segnerà l’ingresso ad Hollywood di Gabriele Muccino, La Bestia nel Cuore sarà candidato agli Oscar come miglior film straniero e varrà all’attrice la Coppa Volpi al Festival del Cinema di Venezia. Muccino, Ozpetek e Cristina Comencini danno alla Mezzogiorno la possibilità di valorizzare al massimo il suo talento. I drammi famigliari e gli equivoci di Muccino si sposano bene alla sua tensione attoriale teatrale, shakespeariana; l’introspezione di Ozpetek e della Comencini le consentono di mostrare personaggi femminili forti e determinati, che coraggiosamente affrontano i loro incubi, le loro sfide così quotidiane eppure così universali. Dopo la consacrazione internazionale, tutti bramano la Mezzogiorno: partecipa alla resa cinematografica de L’amore ai tempi del Colera, a fianco a Javier Bardem; interpreta la prima amante di Mussolini in Vincere, accanto a Filippo Timi, film che diventa un caso e che ha un enorme successo di pubblico e di critica, soprattutto negli Usa.

Ma la Mezzogiorno non cede al divismo di Hollywood e, come Virna Lisi prima di lei, fa un esercizio di sottrazione, riduce via via la sua esposizione mediatica e la sua frequentazione dei luoghi di mondanità. Dopo la fine della storia con Stefano Accorsi, si sposa con un macchinista conosciuto sul set; accanto a produzioni di livello internazionale ha una straordinaria attenzione ai registi emergenti, con cui lavora consegnando, con enorme generosità, grandissime interpretazioni. Da citare, in questo senso, sono il grazioso e doloroso film L’amore non Basta (2009) e la partecipazione, come protagonista femminile, nel film a suo modo cult dell’amico Rocco Papaleo, Basilicata Coast to Coast (2010). Questo film segna un po’ una scelta esistenziale dell’attrice. Tra Hollywood e la Basilicata sceglie quest’ultima; alle grandi produzioni le piccole bellissime sceneggiature; al cinema dei fragori e delle luci abbaglianti quello dell’introspezione, della meraviglia delle cose quotidiane, delle luci discrete e dei rumori soffusi. Scelta quanto mai difficile ed impopolare al giorno d’oggi.

Dopo una lunga assenza dalle scene causata dall’arrivo dei due figli, la Mezzogiorno ricomincia a fare film, e sembra davvero ricominciare da dove ha interrotto: collabora di nuovo con Ozpetek, la Comencini, e poi ancora con Daniele Lucchetti, e prestando il suo importante nome ad altre produzioni di autori emergenti. I film sono sempre significativi, mai banali; la scelta delle sceneggiature è selettiva e chirurgica, le apparizioni della Mezzogiorno, brevi o lunghe che siano, danno sempre uno spessore, una sfumatura, un peso specifico.

Tuttavia, il ritorno sulle scene è meno lineare di quanto si direbbe da fuori: il corpo dell’attrice cambiato dalla gravidanza è oggetto di discriminazioni e commenti velenosi. Il body-shaming di cui è vittima viene coraggiosamente messo in scena dall’attrice nel suo primo cortometraggio, Unfitting, del 2023.

Forse era inevitabile che un’attrice con questo profilo sarebbe approdata, ad un certo punto, all’editoria. Ma, come sempre, la Mezzogiorno è abituata a spiazzare e così, al posto di un romanzo o di un’autobiografia, eccola pubblicare come suo primo libro un testo divulgativo per bambini e ragazzi, in cui racconta la sua passione della vita, il cinema, alternando il breviario essenziale di parole ed eventi del cinema a digressioni più personali, aneddoti e ricordi di una vita passata sul set.

Il libro si chiama Ti racconto il mio cinema1, è edito da Mondadori ed è in commercio dallo scorso maggio. Si tratta in fin dai conti di un manualetto per un giovane o una giovane che volessero capire qualcosa di più di cinema. Così vengono posti in esamina la storia che ha portato al cinema di oggi; i vari ruoli del cinema, dai tecnici agli attori agli sceneggiatori; il clima che si crea in una troupe e gli elementi essenziali perché il film riesca bene. Il libro può essere un prezioso strumento anche per insegnanti e formatori – nella parte finale ci sono anche attività interessanti da proporre ai ragazzi, come la stesura di un soggetto e di un copione o la creazione di un cortometraggio.

D’altra parte, il libro è interessante anche per l’attore adulto più attento, soprattutto quando la Mezzogiorno snocciola aneddoti sulla sua infanzia trascorsa seguendo il padre sul set, o quando parla del proprio metodo attoriale, della sua idea di recitazione. Tra i tanti spunti interessantissimi, citiamo solo il seguente:

“Una volta ad alcuni amici dissi che la recitazione è come una bolla nel mare. Prova ad immaginare anche tu, con me, ora.

Siamo nelle profondità di un oceano buio e imperscrutabile. Ed eccola, la bolla.

Sale, e sale, ancora, raggiunge piano piano la superficie.

Lassù c’è una luce diversa, che sia giorno o che sia notte, è comunque diversa.

Finché la bolla esplode. Questione di pochi attimi appena, forse in superficie nessuno se n’è accorto eppure lei è arrivata fin lì per poi sparire. Dopo lo scoppio non può ricrearsi, si è consumata così.”2

Consigliamo vivamente la lettura di questo piccolo libretto, sognante e pratico, romantico e tecnico. Otre a far passare qualche ora piacevole, speriamo faccia suscitare anche una curiosità per approfondire la filmografia di questa grande attrice, che, anche stavolta, nella scelta di scrivere un libro per ragazzi, ha deciso di fare una nuova apparizione nel mondo in punta di piedi, con discrezione, dentro atmosfere intime e suoni e luci delicati, che accarezzano. Come sa fare, quando è grande, il grande cinema.


  1. Ti racconto il mio cinema, Giovanna Mezzogiorno, 224 pp., Mondadori 2024. ↩︎
  2. Ibidem, pp. 75-76. ↩︎

https://www.arateacultura.com

https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanna_Mezzogiorno

Luca Gritti

Laureato in filosofia, appassionato di letteratura, in cerca di classici contemporanei. Vivo e lavoro a Bergamo.

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