Perché “Don’t Look Up” può essere il miglior film degli Oscar 2022?
Fare della buona satira è un’impresa tutt’altro che semplice: la grande attenzione per ciò che accade nel mondo deve connettersi con una generosa dose di caustica ironia, bilanciandosi sempre con la richiesta sensibilità nei confronti di chi potrebbe essere involontariamente offeso. Se ciò è vero per ogni forma di satira, far combaciare questi pezzi all’interno di un intero film è un compito ancora più complesso, poiché al far ridere si unisce anche la necessità di raccontare una bella storia. Ecco cos’è Don’t Look Up, un esempio di satira cinematografica molto ben riuscita, in cui la risata scaturisce dal dispiegarsi di una storia accattivante e avvincente, ma senza far sconti a nessuno e dalle tinte tragiche del disaster movie.
Tutto inizia quando la vulcanica dottoranda Kate Dibiasky scopre l’esistenza di una cometa non ancora identificata. Bella notizia, apparentemente da celebrare, ma i brindisi si fermano non appena il professore di Kate, l’ansioso e iperteso Randall Mindy, si accorge che quell’insieme di ghiaccio e roccia dalle dimensioni del monte Everest è diretto esattamente verso la Terra, mettendo sul pianeta e sui suoi abitanti una data di scadenza. Da qui parte l’epopea dei due ricercatori nel tentativo di informare le autorità della grave minaccia che pende sul genere umano, in modo da coordinare una missione in sua difesa, ma l’ostruzionismo surreale da parte prima della presidenza degli Stati Uniti e poi dell’intera società americana aprirà un’odissea tragicomica senza precedenti.
Don’t Look Up è un film che certamente riesce a cogliere nel segno e a mostrare molti dei controsensi della società in cui viviamo e della comunicazione in cui siamo immersi, denunciando non solo la presenza di una classe dirigente corrotta e talvolta incompetente, ma anche l’ignoranza dilagante nelle masse, ostili a voler guardare in alto per non distogliere lo sguardo dal loro piccolo orticello. Per portare avanti questo spassoso j’accuse, il regista Adam McKay sfrutta le voci di alcuni dei nomi più in vista del panorama attoriale contemporaneo, tra cui Leonardo Di Caprio, Jennifer Lawrence, Meryl Streep, Kate Blanchett, Timothée Chalamet e Jonah Hill, presentando al mercato un’opera multistrato, in cui la commedia si sovrappone al disaster movie e al dramma personale dei protagonisti, messi a dura prova non solo dalla minaccia dell’estinzione, ma anche delle loro stesse ambizioni.
È vero anche che Don’t Look Up è ben lontano dall’essere un film perfetto, a causa della rappresentazione a volte grossolana della società contemporanea e soprattutto delle dinamiche legate ai media, così come per alcune forzature nella narrazione dei fatti, ma ciò non impedisce alla pellicola targata Netflix di essere un prodotto di grande qualità ed efficacia, mettendosi meritatamente in corsa per la prestigiosa statuetta.