Debussy: “Danse Sacrée et danse profane” e la campagna pubblicitaria per l’arpa cromatica
Ricorre oggi l’anniversario dei 160 anni dalla nascita di Claude Debussy, il compositore francese che attraverso le sue opere delineò le sorti del ‘900 musicale europeo. Per le strade della cosmopolita Parigi, appena prima che le avanguardie storiche stravolgessero il modo di guardare l’arte, la musica di Debussy si presentò al pubblico come una grande innovazione, capace di trasformare in suono le parole del simbolismo letterario e, successivamente, i colori delle tele impressioniste.
Il suo stile, in una breve sintesi, è contraddistinto da linee melodiche sinuose, che trovano la massima esasperazione nella figura dell’arabesque, dalla ricerca di timbri particolari, mediante l’utilizzo di strumenti insoliti all’orchestra tradizionale (arpa, celesta, piccole percussioni inconsuete) e dalla giustapposizione degli accordi, anziché la loro successione, restando però liberamente inquadrato in un sistema tonale.
La libertà con cui Debussy vive la musica, estrapolandola dalle regole sintattiche e dai procedimenti di sviluppo che per secoli hanno definito le forme compositive usuali, contribuisce a creare un clima aleatorio, che assieme alla sonorità rotonda e voluttuosa, trasportano l’ascoltatore in un’atmosfera tipicamente francese.
Tra le sue opere più famose, i Préludes per pianoforte, le opere Pelléas et Mélisande e Le martyre de Saint Sébastien (quest’ultima su libretto di Gabriele D’Annunzio), il balletto Jeux, il poema sinfonico Prélude à l’après midi d’un faune, e La mer: tre schizzi sinfonici per orchestra.
Durante l’impegnativa composizione di quest’ultima partitura citata, iniziata nel 1903 e prolungatasi fino al 1905, la penna di Debussy ha dato vita contemporaneamente ad alcuni brani meno complessi, ma comunque di straordinaria bellezza, tra cui le Danse sacrée et danse profane per arpa solista e orchestra d’archi.
Debussy e l’arpa cromatica
Così come ogni compositore imprime una personale firma timbrica sulle proprie partiture, l’arpa è la portavoce del debussismo orchestrale, in quanto è lo strumento che meglio si presta a esaudire tutte le richieste stilistiche del compositore francese. Suono caldo e potente, agilità al contempo sostenuta da una conformazione fisica che rende il suono massiccio, varietà di carattere dai bassi profondi alle note acute più secche, natura polifonica che esalta le esigenze melodiche.
E non fu solo Debussy ad accorgersi di lei e delle sue potenzialità, ma i primi anni del ‘900 la videro protagonista di un nuovo interesse da parte sia dei musicisti ma anche dei costruttori, tant’è che alla casa produttrice di strumenti Pleyel ne fu inventato un nuovo modello, ribattezzata con il nome di arpa cromatica.
Questo singolare strumento differisce dall’arpa tradizionale, chiamata diatonica, per la mancanza dei 7 pedali, necessari per produrre le note alterate, che vengono invece sostituiti da un secondo ordine di corde per completare così tutti e 12 i semitoni della scala.
Per promuovere il nuovo modello, Gustave Lyon, autore del brevetto e nonché direttore della Pleyel, commissionò a Debussy, già compositore affermato, una partitura che potesse esaltare al meglio le caratteristiche della sua arpa: nacquero così nel 1904 le Danse sacrée et danse profane.
Una vera e propria azione di marketing per pubblicizzare l’articolo appena uscito, e al contempo tentare di intaccare il monopolio dell’arpa diatonica detenuto dalla ditta concorrente Érard.
Inizialmente, l’arpa cromatica fu accolta dal mercato con piacere, tant’è che ne fu istituita una classe al Conservatorio di Parigi e a quello di Bruxelles (dove incredibilmente perdurò fino al 2005). Nonostante l’idea di una cordiera cromatica fosse funzionale ai fini musicali, l’impiego di questo strumento venne gradualmente abbandonato, a causa della difficile accordatura e scarsa praticità causata dalle circa 80 corde.
Fortunatamente, le Danses possono essere eseguite senza eccessivi problemi anche sull’arpa diatonica a pedali, in uso ancora oggi.
Le Danses
Nella prima delle due Danses, basata su un pezzo pianistico del compositore portoghese Francisco de Lacerda (vincitore nel 1904 di un concorso di composizione organizzato da Le Figaro, nel quale Debussy era stato uno dei giurati), dopo una breve introduzione degli archi sopraggiunge il suono dell’arpa in una melodia che procede per accordi. Debussy utilizza per entrambe le Danses i modi antichi dell’armonia, immaginandole in un clima sospeso e per certi versi ambiguo, dove la linea tematica sembra vagheggiare tra gli accordi, senza trovare una collocazione definita a causa della scarsità di conclusioni cadenzali.
La scrittura estremamente inquadrata ritmicamente, inframmezzata solo dagli interventi di commento degli archi, e l’andamento da sarabanda indirizzano la prima sezione della danza verso una profonda serietà, quasi ecclesiastica. Sopraggiunge poi la parte centrale, in cui l’arpa libera gradualmente le sue potenzialità virtuosistiche attraverso delle quartine che sembrano in eterno divenire. Si crea un’atmosfera evanescente, di continua inquietudine, che però sfocia nel porto sicuro della ripresa della melodia iniziale, “grave”, come lo stesso Debussy suggerisce.
La seconda danza consegue immediatamente alla prima, senza alcuna pausa fra le due. Tripartita così come la Danse Sacrée, la Danse Profane ha però tutt’altro carattere: è un luminoso valzer.
Dall’andamento travolgente e di sollecitudine, la danza alterna il Tempo I° moderato a delle sezioni di animato che affrettano un episodio all’altro. Tra questi animati, quello che parte da battuta 55, è ancor oggi oggetto di dibattito fra gli arpisti per la difficoltà di esecuzione che l’utilizzo dell’arpa a pedali comporta: uno dei pochi passaggi per cui l’arpa cromatica avvantaggiava l’esecutore.
La gestione della melodia presenta dei ricordi delle Gymnopédies di Satie, che Debussy aveva orchestrato nel 1897. In questa danza, l’arpa sfodera tutto il suo virtuosismo. Vengono, infatti, sfruttate tutte le potenzialità dello strumento, tra scale, arpeggi, passaggi accordali, volatine e abbellimenti, che pur complicando la vita all’arpista, sono fondamentali per ricercare il clima grazioso e di estrema leggerezza richiesto da Debussy.
Il brano termina nel ricongiungimento tra arpa e archi in una nota pizzicata, una sorta di pace dopo le follie dello strumento solista, sostenute dall’accompagnamento dell’orchestra.
Sconosciuto Debussy
Talvolta, per fare la conoscenza di un compositore non è necessario interfacciarsi con le sue opere più importanti, ma, come nel caso di Debussy, due Danses della durata complessiva di 10 minuti sono sufficienti per affacciarsi nel suo mondo. Danse sacrée et danse profane è un brano di nicchia per il pubblico meno appassionato, ma al suo interno racchiude tutte le caratteristiche peculiari dello stile di Debussy. Una pagina di musica che ne abbozza i lineamenti, e permette anche a chi è a un primo approccio di spalancare una piccola finestra sulla musica di uno dei compositori che più ha avuto da far parlare i musicologi nelle enciclopedie della storia della musica.