Caro Pier Paolo – Lettera a Pasolini
Caro Pier Paolo,
io ti odio.
So che non è colpa tua, ma non posso fare a meno di odiarti quando ti trovo sulla facile bocca di tutti, la bocca di quei giovani che tu stesso criticavi e che purtroppo sono diventati esattamente come avevi predetto, un vuoto borghese in rivolta che ti ha eletto paladino di sinistra sorseggiando un calice di vino rosso e indossando maglioni infeltriti e pantaloni di cashmere. Ti odio quando leggo i tuoi versi ridotti ad aforisma, merce inconsumabile svenduta al peggior offerente, quando semplificano le tue parole a slogan facendoti un megafono che vorrei s’inceppasse e invece urla sempre più forte, quando vedo la tua foto come sfondo del cellulare e mi parlano di te come un idolo e io immagino di bruciare tutto, foto, cellulare e proprietario del cellulare, ché gli idoli sono ben altra cosa.
Ma questo è forse una macchia insignificante, una zanzara sul corpo di un gigante, se penso a quanto invece ti amo.
Ti amo visceralmente e non trovo parole per rendere conto di questo mio amore, che custodisco silenziosamente dentro a lasciarlo maturare e indorarmi l’anima e il cuore. Ti amo perché eri solo, di una solitudine resa colpevole, e libero d’una libertà innata, il più libero e quindi il più diverso di tutti: eri, in fondo, il primo di quegli ultimi per cui tu stesso lottavi ma l’unico che non sei riuscito a difendere. Ti amo per l’eterodossia di ogni tua posizione, carica di dubbi e contraddizioni e quindi sempre illuminante, sferzante, profonda. Ti amo per la tua voglia di esprimerti sempre, costantemente, di essere parte attiva del dibattito, perché sono le parole, scritte o parlate, a darci la consapevolezza di star vivendo.
Ti amo perché eri un poeta. Un poeta che in un mondo che perdeva inesorabilmente il senso del sacro s’è fatto sacro lui stesso, un totalmente altro traslato in ogni sua opera, dai versi al cinema alla prosa, nel disperato tentativo di ridare significato a una realtà in dissoluzione.
Ti amo perché eri e sei un dono, ancora oggi. Da custodire con cura, perché le cose più belle sono sempre le più fragili.
Con questo ti dico ciao Pier Paolo, e ti saluto con la consapevolezza che non ci siamo mai incrociati ma tu in realtà mi conosci benissimo: sono anch’io, esattamente come te, o forse proprio grazie a te, una forza del Passato, anch’io vengo dai ruderi, dalle chiese, dalle pale d’altare, dai borghi, dalla provincia dove t’affacci e non vedi case ma la tua infanzia, dalle mani bruciate al sole dei campi e dai ricordi di un’età lontana che è quel sogno dentro il sogno della nostra vita.