BO BURNHAM, INSIDE – La quarantena tra comicità e crisi esistenziale
In alcuni momenti ci si sente così tristi e tesi insieme che si prova il bisogno di incanalare le proprie energie in qualcosa, anche se in modo ossessivo. Questa condizione potrebbe chiarire il lancio vitale dello speciale di Bo Burnham “Inside”, scritto, girato e montato dal comico e musicista statunitense nella solitudine della quarantena. A giugno 2021, in un momento dove la pandemia sembrava sul punto di finire, esce sulla piattaforma di streaming Netflix “Inside”, uno show che ha come tema l’isolamento causato dal COVID-19. Bo Burnham, come un fulmine a ciel sereno, pubblica questo speciale colmo di riferimenti alla cultura di internet e di un sarcasmo velato che descrive in maniera magistrale cosa tutti quanti abbiamo vissuto, dal nostro rapporto con il virtuale, diventato più coeso, fino alle ansie e alle depressioni per cui sembra non esserci alcuna medicina, nemmeno la comicità.
Il progetto nasce dalla necessità di Burnham di riprendere a fare spettacoli dal vivo, da lui interrotti tempo addietro. A causa della pandemia il palco diventa la videocamera che, oltretutto, permette un tipo di comicità diversa da quello a cui siamo abituati: una comicità isolata, senza pubblico né risate. Con la singolare missione di “Healing the world with comedy” si apre lo speciale. Per Burnham il rimedio capace di somatizzare questo mondo precario diventa il cinismo, il sarcasmo, scherzare su qualunque cosa, un modo di fare che accomuna molti al giorno d’oggi e che a volte sembra essere l’unica via d’uscita.
Lo speciale prosegue con varie situazioni grottesche ma che fanno luce su argomenti gravi: per esempio un calzino ci ricorda che il mondo in cui viviamo è costruito sul sangue e sullo sfruttamento dei più poveri, poi si passa alla descrizione dei profili instagram delle “ragazze bianche”, tutti identici e banali, e così via. Se ironizzare e fare comicità in un momento storico così buio non si può sapere e la domanda rimane senza risposta.
Questa continuo cambio di toni rende la linea di confine tra diario personale e spettacolo molto sottile. Ciò viene sottolineato anche dalla presenza nello speciale di momenti di stasi e di vita quotidiana che fanno da intermezzo alla “messa in scena”, come scene in cui il comico riguarda gli spezzoni che ha girato oppure rimane nella propria stanza senza fare nulla. Questi attimi descrivono ancor di più quanto il lavoro a “Insise” sia diventato per Burnham una costante di vita tanto positiva quanto negativa e come il riprendersi continuamente in ogni momento della propria giornata sia diventato ormai normale.
Se Burnham lo faccia per creare un senso di “realismo” al suo progetto o per abitudine non è chiaro; in ogni modo questa è una modalità di “rappresentarsi” ormai consona al mondo in cui viviamo, vicina a quella tipica di influencers, streamers o youtubers, personalità che hanno acquisito ancora più popolarità nel periodo tra il 2020 e il 2021. Ed è proprio dalla cultura di internet che Bo Burnham prende ispirazione per molte gag, per esempio quando si auto-pilota in un gioco o quando registra una ”reaction” a un suo stesso video. Molto dell’umorismo di “Inside” proviene da Reddit, Twitch e internet in generale. Non è un caso che molte delle canzoni prodotte da Burnham per lo speciale siano arrivate al pubblico attraverso la piattaforma “Tik Tok” e non attraverso la visione dello speciale stesso.
“Apathy’s a tragedy and boredom is a crime”
L’alienazione, col tempo, comincia a farsi sentire sempre di più, i ritmi pop nelle canzoni rimangono sempre, ma gli argomenti sono complessi e attualissimi. La canzone “Welcome to the internet”, per esempio, che racconta come internet sia ormai parte integrante del nostro essere, diventando quasi ingombrante durante il periodo di lockdown e oltre.
“Internet è già diventato l’organo centrale della vita contemporanea. Ha già ricablato il cervello dei suoi utenti, riportandoci in uno stato di primitiva ipercoscienza e distrazione, mentre ci sovraccarica di così tanti input sensoriali che prima sarebbe stato impossibile”
Jia Tolentino, Trick mirror, p.11
Come spiega Jia Tolentino nel suo saggio, internet e i social hanno cambiato completamente il nostro modo di decodificare le notizie. Ogni giorno ci vediamo scorrere davanti eventi di diverso tipo che il giorno dopo scompaiono per dare posto ad altri eventi che avranno a loro volta vita breve. Questo è il mondo in cui viviamo ogni giorno, il divenire di un processo che non riusciamo a captare. Ovviamente a distrarci dalle cose negative arriva l’ennesimo contenuto ilare sui social che ci adagia e ci ricorda che, apparentemente, sta andando tutto bene, almeno fin quando non avviene una pandemia globale.
La tristezza si rivela completamente nella parte finale di Inside, dove Bo Burnham racconta di come abbia lavorato allo speciale per mesi e di come, dopo molto tempo, non abbia trovato più le forze per continuarlo, ma ne sia rimasto completamente ossessionato. L’ultima canzone è un saluto finale che non dà nessuna conclusione a questo caotico viaggio e ci lascia così, in attesa di una soluzione che non arriva. In questa ora e un quarto osserviamo diversi momenti della vita di Bo Burhnam, mentre i suoi capelli crescono e i suoi vestiti cambiano, sia momenti esilaranti che momenti di completo nichilismo, tutti sintesi di un mondo che ci fa sentire sempre incerti e fragili.
Lo speciale diventa così ossessione a tal punto che, dopo quel finale, si ha quasi paura di uscire. Uscire dalla propria casa fredda, ma sicuramente confortevole e non pericolosa come il mondo esterno. Come Bo Burhnam, che si ritrova per un scopo creativo a interpretare varie situazioni e personaggi, “Inside” stesso è specchio di una generazione di persone abituate a recitare sempre. Quel processo creativo di un progetto positivo diventa mania che poi diventa depressione, una depressione che ci ha colpito ancora di più quest’anno perché costretti davanti a quegli schermi, che sono sinonimo di perfomance, ogni ora della nostra vita.
Stare davanti alla telecamera diventa fondamentale e catartico per far emergere i propri sentimenti, come lo vediamo su ogni social che abbiamo dove la nostra identità viene messa in vetrina e in vendita. Un modo di esprimersi che Bo Burhnam sceglie per vivere questo anno, che lo fa sentire sicuro, ma che allo stesso tempo lo fa diventare maniacale e triste e che sembra non avere alcuna ripercussione positiva per questa tristezza e incomprensibilità del mondo e di noi stessi.