Andrea Abruzzese – Poesie
La poesia di Andrea Abruzzese trae spunto da notizie di cronaca con l’intenzione di raccontarle senza filtri attraverso una prospettiva disincantata e cruda. Così facendo il poeta provvede a recuperare la funzione impegnata ed eternatrice del genere poetico che fissa per iscritto la realtà dei fatti, consegnandola intatta al lettore odierno e postero affinché non assista passivamente a tali atrocità, ma cerchi anch’esso di perpetuarne la memoria. Abruzzese coraggiosamente recupera questo impiego della poesia facendone il perno della sua poetica. Per me tale aspetto è già motivo di riconoscimento poiché, in un paesaggio desolante per tale forma espressiva che non sembra far presa sulla massa ma solo su un gruppo ristretto di lettori, egli rema controtendenza attribuendole ancora un potenziale “attivo” anche solo nella testimonianza.
Così i componimenti di Andrea Abruzzese manifestano già dal titolo l’intenzione di collegarsi alla realtà contemporanea, entrando prepotentemente nella coscienza del lettore non come farebbe un notiziario, asettico e superficiale, ma come fa invece l’espressione artistica: accentuando con spietata delicatezza le debolezze, le contradizioni, la crudeltà del nostro mondo. Il primo evento toccato dal poeta è il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan. Infatti è la stessa “terra arida” che implora con domande ed invocazioni d’essere ascoltata e di non essere abbandonata. Le promesse di “democrazia, futuro e libertà” portate dagli Stati Uniti si rivelano nient’altro che subdoli metodi di seduzione. Inoltre un buon poeta sa che la poesia vive di immagini ed Abruzzese traspone in versi, proseguendo la personificazione della terra afghana, quell’atroce scena di disperazione a cui tutti abbiamo assistito: “perché non so ancora volare, e quando cado, mi schianto“. Possiamo osservare bene la potenza dell’espressione poetica che diventa strumento per stimolare l’empatia del lettore verso le tematiche di attualità. In “Femminicidi” l’autore invita regolarmente i lettori a non lasciar “sprofondare nel freddo oblio dell’indifferenza” la sorte crudele delle tre donne menzionate tramite l’iniziale dei loro nomi, forse perché sono le iniziali delle tante altre donne che subiscono la violenza di “un uomo troppo stupido” spesso spinto da “un fiume esondato di gelosia“. Infine, l’ultimo componimento: “Poesia di una morte annunciata” è dedicato ad Alma Sejdini, donna albanese “trascinata oltre il mare” verso l’Italia per prostituirsi e che, grazie al suo immenso coraggio, denunciò e permise l’arresto di “chi dona spose alla strada“. Nonostante ciò il suo gesto rimase in gran parte inosservato dalle istituzioni italiane ed Alma rimase un apolide “senza più una terra natia” e “senza una terra adottiva“. Il punto di rottura per l’anima “con i lividi dentro” di Alma arriva quando la questura di Roma le consegna il foglio di via, provvedimento adottato per chi vive di proventi ricavati da attività delittuose. Il 9 Novembre 2021, poco dopo, mentre ancora lottava con un tumore al seno, Alma Sejdini si buttò dal ponte Garibaldi. Il poeta racconta questa tragica vicenda senza nascondere l’ingiustizia che subì: “la lasciarono a sciogliersi, come neve, sotto l’ombra di un tumore“.
In definitiva la poesia di Andrea Abruzzese non è pensata per rimanere impressa statica su un foglio, ma si rivolge al lettore e gli chiede di ricordare, congela la verità scomoda di certi eventi e la consegna affinché possa custodirla.
Afghanistan 2021
Mi senti?
Piango gridando il tuo nome.
Vent’anni conservando il seme dei sogni,
aspettando che germogliasse,
che respirasse vita.
E ora dove vai?
Con il capo chino trascinandoti
un’ombra di vergogna.
Mi hai presa con la forza,
poi sedotta… Mi hai illusa!
Con promesse e regali
di democrazia, futuro e libertà.
Mi senti?
I miei aiuto sono echi di pagine
di una luna di miele mai consumata,
tra culture lontane continenti e oceani.
Ma ti ho accolto, riposto la diffidenza,
e ora tu mi abbandoni,
tremante, sfinita e sanguinante,
fino nelle profondità di questa terra arida,
di queste montagne rocciose.
Fermati! Voltati!
Ho le gambe spezzate
della forza delle donne;
ho le lacrime impotenti
dell’illusione degli uomini;
ho lo sguardo adulto
negli occhi bambini…
I sogni risucchiati nell’oblio.
Mi senti?
Io sento solo il silenzio
dei boati, delle urla e del pianto.
E ti prego di portarmi via con te,
o, almeno, di non lasciarmi sola,
perché non so ancora volare,
e quando cado, mi schianto…
Ma sento solo silenzio
c’è tanto silenzio…
solo il tuo silenzio.
*
Femminicidi
Ricordatevi di A, dea d’ebano
sposa della strada.
Le lacrime non saranno più solchi indelebili,
perché in una notte come tante,
di marciapiede e sedile posteriore,
di passerelle alla luce del faro,
le furono portate via
la bellezza e la vita…
Le stelle spente dalle sue grida,
la Luna coperta
dal suo ultimo respiro.Pensate a M.,
madre dolce e donna coraggiosa,
ai suoi occhi riflessi di smeraldo,
ai suoi boccoli di mimosa.
Un giorno d’estate, svanita
nel fiume esondato di gelosia.
Nessuna carezza, ormai,
potrà lenire il suo corpo straziato,
da un uomo troppo stupido,
per inebriarsi d’amore.
E il cielo si coprì di nuvole nere,
donandole il suo pianto,
coprendo quell’orrore.Come dimenticare la dolce J.
Buona con tutti, il cuore profondo come il mare.
Un sorriso che regalava sogni,
un’età ancora tutta da sognare.
Era innamorata della vita,
ma un ubriaco e molesto padre
le tolse la gioia dagli occhi.
Il suo sorriso, ormai, solo un ricordo,
la sua bellezza, un fiore mai colto.Non dimenticate queste donne,
i loro sogni soffiati via dal vento,
i loro cuori spenti dalla violenza.
Non lasciatele sprofondare
nel freddo oblio dell’indifferenza.
*
Poesia di una morte annunciata
a Alma Sejdini ( Adelina)
Venne da dove nasce il sole,
trascinata oltre il mare,
con i lividi dentro l’anima,
che non vogliono svanire.
Ma riemergendo dai cocci di sogni infranti,
decise di lottare, di far arrestare
chi dona spose alla strada…
a chi non sa prendersene cura.E si ritrovò senza più una terra natia,
senza una terra adottiva che dicesse:
“Ora sei a casa, non aver paura.”
Si ritrovò fuoco
nell’ingiustizia di un foglio di via.
Con il desiderio di morire italiana.
La lasciarono a sciogliersi, come neve,
sotto l’ombra di un tumore.E l’hanno vista fare due passi,
l’hanno vista sul ponte,
cercare di pescare
le stelle e i loro riflessi.
Voler scoprire
il punto esatto dove la Luna
con il fiume si confonde.E l’hanno sentita salutare
la notte che serena
non smette di dormire.
L’autore
Andrea Abruzzese nasce a Foggia, città nella quale vive, il 27/04/1989. Scrive poesie dall’età di 14 anni, alcune delle quali sono state pubblicate sui siti: “L’Altrove – Appunti di poesia”, “Poetarum Silva” , “Poesie sull’albero”, “La Nuova Rivista Letteraria”, “L’Ottavo”, “Leggere poesia” e “Intermezzo Rivista”. Altre sono state commentate sul sito “Poesia del nostro tempo”, all’interno della rubrica “Laboratori di poesia”. Inoltre alcune sue poesie sono state pubblicate all’interno della rubrica “La Bottega della poesia”, del quotidiano “La Repubblica” nelle edizioni di Milano, Torino, Napoli e Bari.